Secondo l’Antitrust non c’è conflitto di interessi nel passaggio del numero due della Farnesina, Lapo Pistelli, alla carica di vice presidente senior di Eni. Ma quel che da noi è legittimo, salutato con applausi dalla maggioranza e qualche mugugno dalle opposizioni, non sarebbe altrettanto pacifico in paesi come gli Usa e la Francia dove la “porta girevole” tra Stato e privati è severamente vietata. In Italia il cambio repentino di ruolo è possibile in virtù di una legge sul conflitto di interessi (la Frattini del 2004) che secondo l’Ocse è scritta male e che viene applicata ancor peggio. E su cui anche l’Anticorruzione di Raffaele Cantone ha suggerito qualche modifica.
“La legge sul conflitto di interessi in Italia è molto debole” spiega il costituzionalista Andrea Pertici, “il consiglio d’Europa ne diede un parere negativo subito dopo la sua emanazione nel 2005”. Ma da allora non è mai stata modificata. “In Italia le incompatibilità post-employment sono pochissime e vengono spesso violate: abbiamo visto spesso membri del governo passare ad imprese private”, continua. “Il caso Pistelli dimostra invece come le proposte di legge in corso di discussione potrebbero essere utili a risolvere casi come questo”.
In diversi Stati come gli Usa o la Francia esistono norme severe sui cosiddetti “periodi di raffreddamento”, ovvero sugli intervalli di tempo durante i quali è vietato assumere incarichi privati dopo un incarico governativo e che possono andare da sei mesi a due anni. Anche la legge Frattini prevede un periodo di stop di 12 mesi, ma il più delle volte viene aggirato. “Il regime di incompatibilità previsto per i membri del Governo è rigidissimo” spiega il costituzionalista Antonio D’Andrea, “poiché la legge Frattini preclude ai ministri qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico e privato”. Il punto, continua il professore, “è semmai quello che attiene alla efficacia dei poteri di controllo assegnati all’Autorità garante della concorrenza e del mercato”.
“L’Autorità ha costantemente ritenuto che la disposizione in esame sia essenzialmente intesa ad escludere in radice anche la mera eventualità che l’esercizio delle attribuzioni inerenti la carica di governo possa essere influenzato o distorto dall’interesse del titolare a precostituirsi benefici futuri, ad esempio in termini di incarichi successivi alla cessazione della carica governativa”, precisa l”Autorità nel motivare il via libera a Pistelli. Per il quale “non si rinvengono specifici poteri autoritativi, amministrativi o di regolazione del settore, facenti capo al Ministero di cui trattasi ed, in particolare, alle funzioni svolte in qualità di Vice Ministro, idonei ad incidere sui settori economici di riferimento di Eni spa”.
Del resto, che l’accertamento e la sanzione sul conflitto di interessi siano debolissimi è stato ammesso dallo stesso Presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella che, in un’audizione in parlamento del marzo 2012, ha sostenuto che “la legge italiana rinuncia a prevenire la situazione di conflitto di interessi e lo affronta solo quando sorge, in modo complesso e del tutto inefficace”.
Non giunge a caso, tra i 25 punti recentemente proposti dall’Autorità anticorruzione per la modifica della legge Severino, anche il suggerimento di passare all’organismo guidato da Cantone anche il controllo sul conflitto di interessi che oggi tocca all’Antitrust. “Una disciplina organica delle provenienze da cariche politiche di livello nazionale potrebbe consigliare di unificare le competenze di vigilanza e sanzione in capo all’Anac” si legge nel documento.
In ogni modo al momento per l’Autorità Antitrust, che ha il compito di vigilare sugli eventuali conflitti di interesse, non esistono connessioni abbastanza stringenti tra i poteri del viceministro degli Esteri e le attività dell’Eni, né evidenza di rapporti tra Pistelli e la società che risalgano al periodo del suo incarico di governo. Dunque l’incarico è legittimo. La legge Frattini rispettata. E la porta girevole ancora perfettamente oliata.