Mettere mano alla riforma Fornero per consentire maggiore flessibilità dell’età di uscita dal lavoro, come punta a fare il governo Renzi, presenta “rischi”. Dopo il presidente dell’Inps Tito Boeri, che ha quantificato il costo potenziale per le casse pubbliche in oltre 10 miliardi di euro, ora a lanciare l’allarme è la Banca centrale europea. L’istituto guidato da Mario Draghi, nel suo Bollettino economico, evidenzia infatti che “le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento per diversi Paesi dell’Eurozona sono soggette a rischi negativi perché dipendono da ipotesi molto ottimistiche sugli andamenti della produttività e del mercato del lavoro“. Questo, precisa il documento, vale in particolare per Paesi come Belgio, Spagna e Italia, che negli ultimi anni hanno visto calare notevolmente la produttività del lavoro, e per quelli messi peggio sul fronte dell’occupazione. Tra i quale compare di nuovo la Penisola.
Di conseguenza le uscite legate al sistema previdenziale, anziché diminuire come prevede l’Ageing report del 2015 elaborato dal Comitato di politica economica e dalla Commissione Ue, potrebbero aumentare. Un pericolo particolarmente alto “in assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale” e in caso di “inversione delle riforme pensionistiche adottate”. Morale: “Sarebbe fuorviante interpretare le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento come un’indicazione che gli sforzi di riforma dei paesi siano meno urgenti“.
In sostanza, è il monito dell’Eurotower, le proiezioni che danno le uscite del sistema previdenziale in calo non possono essere interpretate come un liberi tutti che consente di ammorbidire i requisiti di età richiesti per lasciare il lavoro. Pena aprire un buco miliardario che ricadrebbe sulle generazioni future. Il messaggio dovrebbe risuonare forte e chiaro a Roma, visto che il passivo dell’Inps, come emerge dalla relazione della commissione economico-finanziaria dell’istituto sul periodo 2014-2023 resa nota nei giorni scorsi dal Corriere, nei prossimi otto anni è destinato a salire a 56,5 miliardi.