Economia

Pensioni, Bce avverte governo: “Rischi per i conti se fa passi indietro sulle riforme”

Il bollettino dell'Eurotower sottolinea che le previsioni in base alle quali le uscite del sistema previdenziale caleranno "dipendono da ipotesi molto ottimistiche" su occupazione e produttività. Di conseguenza "sarebbe fuorviante interpretarle come un’indicazione che gli sforzi di riforma siano meno urgenti". No, quindi, alla revisione della Fornero a cui pensano Renzi e il ministro Giuliano Poletti

Mettere mano alla riforma Fornero per consentire maggiore flessibilità dell’età di uscita dal lavoro, come punta a fare il governo Renzi, presenta “rischi”. Dopo il presidente dell’Inps Tito Boeri, che ha quantificato il costo potenziale per le casse pubbliche in oltre 10 miliardi di euro, ora a lanciare l’allarme è la Banca centrale europea. L’istituto guidato da Mario Draghi, nel suo Bollettino economico, evidenzia infatti che “le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento per diversi Paesi dell’Eurozona sono soggette a rischi negativi perché dipendono da ipotesi molto ottimistiche sugli andamenti della produttività e del mercato del lavoro“. Questo, precisa il documento, vale in particolare per Paesi come Belgio, Spagna e Italia, che negli ultimi anni hanno visto calare notevolmente la produttività del lavoro, e per quelli messi peggio sul fronte dell’occupazione. Tra i quale compare di nuovo la Penisola.

Di conseguenza le uscite legate al sistema previdenziale, anziché diminuire come prevede l’Ageing report del 2015 elaborato dal Comitato di politica economica e dalla Commissione Ue, potrebbero aumentare. Un pericolo particolarmente alto “in assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale” e in caso di “inversione delle riforme pensionistiche adottate”. Morale: “Sarebbe fuorviante interpretare le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento come un’indicazione che gli sforzi di riforma dei paesi siano meno urgenti“.

In sostanza, è il monito dell’Eurotower, le proiezioni che danno le uscite del sistema previdenziale in calo non possono essere interpretate come un liberi tutti che consente di ammorbidire i requisiti di età richiesti per lasciare il lavoro. Pena aprire un buco miliardario che ricadrebbe sulle generazioni future. Il messaggio dovrebbe risuonare forte e chiaro a Roma, visto che il passivo dell’Inps, come emerge dalla relazione della commissione economico-finanziaria dell’istituto sul periodo 2014-2023 resa nota nei giorni scorsi dal Corriere, nei prossimi otto anni è destinato a salire a 56,5 miliardi.