Duecento anni fa Napoleone fu sconfitto a Waterloo dal duca di Wellington unito ai prussiani. E da un nemico invisibile: le emorroidi. Secondo una corrente di pensiero, il 18 giugno 1815, ad offuscare la lucidità tattica di Bonaparte e a piegarlo nelle retrovie, fu proprio questo disturbo intimo che gli impediva di cavalcare il celebre destriero bianco. Un problema che il condottiero temeva più di mille eserciti, al punto che, nella sua carrozza personalizzata, portava con sé almeno due esemplari del fidato bidet con pompa per clistere. Un oggetto di lusso, commissionato nientemeno che al grande orafo Martin-Guillaume Biennais, di cui il Metropolitan conserva delle opere. In mogano, vermeil (argento dorato) e cuoio verde, il bidet da viaggio è sfuggito al saccheggio inglese della carrozza, tratto in salvo, forse, da un francese preoccupato per la reputazione del suo comandante, ed è oggi custodito a Fontainebleau, 70 km a sud di Parigi, nella maestosa reggia-museo.
A FQ Magazine, Velia Gini Bartoli, architetto ed esperta di urbanistica napoleonica, spiega: “I francesi non amavano pubblicizzare questo problema, ma lui ce l’aveva. Aveva diverse patologie. Per questo portava una farmacia e il cognac che preferiva nella sua carrozza, un mezzo trasformabile, che si adattava ai criteri di velocità, comfort e leggerezza. Napoleone progettava i suoi spazi molto meglio dell’Ikea”. Grande innovatore ed esperto di scienze applicate, Bonaparte disegnò personalmente il bidet da viaggio così come la maggior parte degli oggetti di cui si circondava. “Leggeva per imparare, non era un bibliofilo, buttava via i libri dopo che gli erano serviti” aggiunge Roberta Martinelli, presidente dell’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana”, che dal 17 al 19 agosto, nel complesso di San Micheletto a Lucca, organizza le conversazioni napoleoniche.
Quanto potrebbe valere oggi il bidet con clistere di Napoleone? “Non si può dare un valore di mercato a certi pezzi. Un piatto – dice Bartoli – è andato via a 35mila euro, il cappello è stato valutato 1 milione e 900 mila”. Muoversi a cavallo probabilmente non lo aiutò. Eppure era proprio ciò che gli consigliava il suo chirurgo personale, Dominique-Jean Larray, inventore dell’ambulanza volante. “Sembra che Larray, che lo seguiva e lo operava, dallo stomaco all’intestino alle emorroidi, dicesse che a cavallo migliorava la situazione. Girava con degli impacchi di acetato di piombo, allora chiamato acqua bianca, un infuso che dava sollievo immediato” continua Velia Bartoli. E Napoleone si fidava ciecamente. Ipocondriaco, si faceva visitare tutte le mattine. E le provò tutte. “Nel 1807 Napoleone scrive una lettera al fratello Jérôme, che ha lo stesso disturbo. E gli confida di essere stato bene per 10 anni con l’applicazione delle sanguisughe. Un’operazione che rapidamene gli alleviava il dolore. E gliela consiglia”. Forse, se 200 anni fa, oltre al suo bidet, Napoleone avesse avuto con sé qualche sanguisuga, la storia avrebbe cambiato corso.