LA REGOLA DEL GIOCO
di Michael Cuesta – Usa 2015, dur. 111 – Con Jeremy Renner, Rosemarie DeWitt
Che brutto mestiere quello del reporter. Gary Webb non si era inventato nulla. Quella maledetta verità l’aveva sfiorata, ci era arrivato vicino, aveva colto il nocciolo della questione: in funzione anticomunista la Cia negli anni ’80 finanziava armi e rifornimenti ai Contras in Nicaragua grazie all’agevolazione del traffico di droga nei ghetti neri della grandi capitali statunitensi. La regola del gioco racconta questi affari sporchi a cui gli esportatori di democrazia ci hanno abituato. La messa in scena fa perno sullo sguardo, la concitazione, l’istinto e la volontà di Webb nell’arrivare in fondo alla storia che fa pubblicare nel 1996 sul californiano San Jose Mercury News. La regia di Cuesta fila liscia fino alla pubblicazione dello scoop, poi sporca i contorni del quadro, inasprisce la sfocatura sullo sfondo e la latenza di luce in campo per addensare paranoia e abisso del protagonista, travolto dalla strisciante vendetta governativa che lo strozza e lo farà finire casualmente morto con due colpi in testa sette anni dopo aver abbandonato senza risultato l’indagine della vita. La regola del gioco (traduzione assassina, però) può essere annoverato tra i classici del cospirazionismo politico made in Usa. Con un Jeremy Renner oltremisura tutto microgesti e latente pressapochismo professionale, e uno stuolo di star anni ottanta (Ray Liotta, Andy Garcia su tutti) proprio come si usava in JFK di Oliver Stone. 4/5