Condannato da tre mesi, resta sulla sua poltrona nonostante l’incompatibilità. È il caso del medico Marcello La Rosa, dal 1997 direttore generale dell’Istituto di ricerche economico-sociali (Ires) della Regione Piemonte. Il 18 marzo scorso nel processo “Stamina” il 63enne è stato condannato a due anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci guasti, con sospensione condizionale e non menzione nel casellario. Tuttavia, sebbene la condanna non sia ancora definitiva, si troverebbe in una situazione di incompatibilità.
In quella vicenda il direttore dell’Ires ha avuto un “ruolo attivo” perché è stato socio di Davide Vannoni in molte aziende fondate dal promotore della “terapia” dal 2006 fino alla Stamina Foundation del 2009: “La partecipazione a tali enti è stato lo strumento attraverso il quale La Rosa ha fornito un consapevole, concreto e duraturo contributo al mantenimento e alla realizzazione degli scopi dell’associazione”, spiega il gup Potito Giorgio nelle motivazioni depositate ieri. Non solo ha partecipato alla creazione delle società, ma ha contribuito anche “a rafforzarne la credibilità esterna” grazie al suo curriculum di medico e dirigente pubblico. Lui ha sempre sostenuto di essere stato socio di Vannoni per amicizia, ma – fa notare il giudice – ha ricevuto 15mila euro dal conto sanmarinese della Rewind Biotech, società creata nel 2008 sul monte Titano per trattare i pazienti disposti a pagare decine di migliaia di euro. Quella somma sarebbe la dimostrazione di come la sua partecipazione di La Rosa “sia stata tutt’altro che disinteressata e fatta solo per spirito di amicizia”.
Dopo la condanna il capogruppo del M5S al Consiglio regionale Giorgio Bertola ha chiesto al presidente Sergio Chiamparino se La Rosa potesse rimanere nel suo ruolo. Per il consigliere la risposta era ovvia: stando alle norme dell’Ires non possono aspirare al ruolo di direttore “coloro che hanno riportato condanna anche non definitiva a pena detentiva non inferiore ad un anno per delitto non colposo” e quelli che hanno ottenuto una condanna superiore a sei mesi “per reato commesso nella qualità di pubblico ufficiale o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione”. Con i suoi due anni di pena La Rosa rientrerebbe nei casi di incompatibilità e quindi, secondo Bertola, potrebbe addirittura subire la revoca dell’incarico prevista “in caso di gravi violazioni della legge regolatrice dell’Istituto”. Chiamparino è intervenuto in fretta: una settimana dopo l’interrogazione ha chiesto al presidente dell’Ires Mario Viano di esaminare la situazione di La Rosa per tutelare al meglio l’immagine dell’istituto e della regione. La risposta? L’Ires doveva predisporre il bando per il nuovo direttore e nell’attesa La Rosa poteva rimanere lì.
A distanza di tre mesi nulla è cambiato. La Rosa non ha lasciato l’incarico e, probabilmente, ci rimarrà fino alla fine dell’anno quando andrà in prepensionamento e subentrerà il nuovo direttore scelto col bando che non è stato ancora pubblicato: “Aspettavamo la pubblicazione delle motivazioni – spiega il presidente Viano – e abbiamo coinvolto l’avvocatura regionale per sapere se adottare un provvedimento disciplinare: dobbiamo capire se La Rosa ha avuto un ruolo attivo nel caso Stamina violando la clausola di esclusività nel contratto”.
Intanto manca ancora il bando per la selezione: “Proprio oggi pomeriggio abbiamo un consiglio di amministrazione in cui valuteremo il bando. La Rosa resterà in carica fino a quando non arriverà il nuovo”. A settembre scadrà il termine per presentare le candidature, che verranno esaminate a ottobre e entro novembre dovrebbe arrivare il nuovo direttore.