Secondo l'ex presidente della regione Piemonte, lo scontrino dell'intimo è finito per errore nella lista dei rimborsi, ma la colpa non sarebbe sua: "Consegnavo gli scontrini ai miei collaboratori e dicevo loro di fare la cernita incrociando i dati"
“Ignobile strumentalizzazione”. Così l’ex presidente della regione Piemonte e membro della Lega Nord Roberto Cota risponde alle critiche sulla vicenda delle “mutande verdi“, che si sarebbe fatto rimborsare dalla Regione. A seguito dell’inchiesta, l’ex presidente ha restituito circa 32.000 euro di rimborsi, tra cui anche le spese dell’intimo. Ricostruendo la vicenda, Cota ha detto che non si trattava di mutande ma di “pantaloncini corti” e che lo scontrino è finito per errore nella lista dei rimborsi. Un errore che non sarebbe dipeso dalla sua volontà.
“Ho dovuto subire un giudizio anticipato senza potermi difendere – ha detto Cota – ho subito uno tsunami devastante e sono stato oggetto di dileggio e di una degradante è ignobile strumentalizzazione”. Lo scontrino, secondo la versione dell’ex presidente, si riferisce a un acquisto fatto a Boston, dove si trovava per un corso di inglese. “Io – ha spiegato l’ex presidente – di rimborsi non ne ho mai chiesti. Consegnavo gli scontrini ai miei collaboratori e dicevo loro di fare la cernita incrociando i dati. Non sapevo quali venivano portati in conto al gruppo consiliare. Quei pantaloncini – ha aggiunto – diventarono mutande, nelle cronache, per puro dileggio. Scatenando una degradante ilarità. E un giudizio anticipato, oltre agli attacchi e alle strumentalizzazioni, dal quale non ho potuto difendermi”.