“Nel futuro prossimo venturo, centinaia di milioni di persone produrranno in proprio energia verde a casa, negli uffici e nelle fabbriche, e la condivideranno con gli altri attraverso una internet dell’energia simile a quella che utilizziamo oggi per creare e condividere informazione”. Così, Jeremy Rifkin.
Tutt’altro, in Italia, dove agli abbinamenti avvincenti tra smart grid ed energie rinnovabili si preferiscono arditi design di skyline di trivelle, sulle anguste acque d’Adriatico. Di fronte alle falesie meravigliose di Polignano a Mare: comune a storica vocazione turistica, che attira migliaia di turisti, ogni anno, da ogni parte del mondo. La ‘Costa dei Trulli’, stretta tra un mare splendido e la retrostante valle d’Itria. Quel mare che, grazie alle deroghe introdotte con lo “Sblocca Italia”, diventa oggetto di indagini per la ricerca di idrocarburi.
Il Sindaco di Polignano, Domenico Vitto, ha lanciato nei giorni scorsi una petizione online per esprimere dissenso e preoccupazione, da condividere con gli abitanti della Rete. Ecco il link: usatelo! Con il sostegno del neogovernatore Michele Emiliano.
Proprio in questi giorni, è stato pubblicato un testo dal carattere deliberatamente scientifico-divulgativo, in cui la Prof. Albina Colella, ordinario di geologia dell’Università della Basilicata, e il Prof. Massimo Civita, (Politecnico di Torino) presentano un’ampia carrellata di rischi connessi alle attività estrattive, in terra come in mare, passando dalle prime prospezioni, all’estrazione e alla reiniezione delle acque di scarto. Con effetti ambientali complessi, che vanno dalla sismica all’inquinamento di aria e acqua.
Un Sud che continua a inseguire modelli obsoleti è un Sud che non può sottrarsi al destino di una qualsiasi colonia. In Italia, come in Africa. Il Sud deve e può costruirsi un modello di sviluppo autonomo. Di nuovi modelli parlano Pepe Mujica e lo stesso Bergoglio nella sua nuova Enciclica. Agli altri le energie fossili, trapassato remoto della tecnologia, ormai destinate a coloro che cercano di camminare con lo sguardo rivolto indietro. In ambito energetico e ambientale, come la moglie di Lot, chi si ostina a voltarsi indietro è destinato a diventare una statua di sale.
Si è sempre detto che il Sud deve e può costruire un modello di sviluppo alternativo. Infatti, pochi anni fa, nella mia regione, la Puglia, era decollata con slancio ed entusiasmo una forma di Green Economy. Migliaia di lavoratori hanno cominciato a lavorare nell’ambito delle rinnovabili: tecnici, progettisti, manutentori. Poi è successo qualcosa. Accade, così, che Roma da un lato sembri confusa e infelice quando si parla di eolico offshore, e dall’altro ha le idee molto chiare quando si parla di gasdotti e piattaforme petrolifere. Vedi TAP. Vedi Polignano, etc.
Poco si parla del fatto che già da anni in Gran Bretagna, in Canada e altri territori si realizzano interi quartieri di case Zero Energy, dimostrando che l’autosufficienza energetica e la riduzione dell’impronta ambientale non sono chimere, ma concreti risultati anche in insediamenti di significativa densità abitativa. Peraltro, a latitudini assai poco vantaggiose.
Si badi bene, non parlo di esasperazioni ambientaliste, ma dello stato dell’arte delle buone pratiche dell’edilizia. (Gli scettici vedano i testi di Johnston e Gibson o “Modeling, Design, and Optimization of Net-Zero Energy Buildings” di A. Athientis).
È ormai il caso di auspicare che le amministrazioni locali, al Sud, si lancino senza indugi nell’incentivazione di una edilizia Zero energy. Non quasi-zero, come chiedono le direttive comunitarie. Bisogna andare oltre, “Beyond the codes”, e raccogliere la sfida di una modernità che coniughi tecnologia e sostenibilità. Bisogna inseguire modelli positivi e moderni.
In questo senso, è illuminante la lettura de ‘La terza rivoluzione industriale‘ di Jeremy Rifkin. Se da un lato le grandi compagnie petrolifere sottolineano l’inconsistenza presunta delle rinnovabili, Rifkin fa notare come nella sola Ue, il 40% dei tetti e il 15% delle facciate degli immobili sono adatte all’applicazione di pannelli fotovoltaici. La European Photovoltaic Industry Association (EPIA) stima che installazioni fotovoltaiche su tutti gli edifici idonei esistenti potrebbe generare 1500 GW di potenza e coprire il 40% della domanda totale dell’Unione Europea.
Già oggi la Green Economy legata al fotovoltaico genera in Ue il 4,8% dell’energia elettrica e occupa 200.000 lavoratori. Sul fronte eolico Rifkin riporta un dato altrettanto interessante, derivante da uno studio dell’università di Stanford: “sfruttare il 20% dei venti che soffiano sul pianeta produrrebbe sette volte più energia elettrica di quanta siamo in grado di consumarne oggi”. Anche gli impianti idroelettrici di piccola misura sono particolarmente sotto impiegati. E diverse altre opportunità ‘rinnovabili’.
Questo il Sud che abbiamo in mente. Prima di tutto difendiamo la bellezza. Poi, facciamone il cuore pulsante di una modernità evoluta e sostenibile.
Riferimenti sulle case ZeroEnergy:
A. Athienitis – Modeling, Design, and Optimization of Net-Zero Energy Buildings, Wiley, 2015
D. Johnston, S. Gibson – Toward a Zero Energy Home: A Complete Guide to Energy Self-Sufficiency at Home, Taunton Pr, 2010