“Volevo scatenare una guerra razziale”. Sono le parole della confessione di Dylann Roof, l’uomo sospettato di avere assassinato 9 afroamericani in una chiesa di Charleston, nei confronti del quale il governatore dello Stato invoca la pena di morte. Ed è quello che rischia: per lui ci sono nove capi d’accusa, che vanno dall’omicidio aggravato al possesso di armi da fuoco (per quest’ultima imputazione la cauzione è stata fissata a un milione di dollari). Lo zio del ragazzo ha commentato dicendo che “il mondo intero sta guardando alla famiglia che ha cresciuto questo mostro. Se me lo permettessero, sarei io il boia”. L’udienza del killer intento, è stata trasmessa in diretta video. “Io ti perdono”, ha detto, in lacrime, la figlia di una delle vittime della strage Con reazioni simili sono intervenuti altri familiari: “Ti perdoniamo, ma cogli questa opportunità per pentirti”. La madre di un’altra persona morta nella sparatoria ha aggiunto: “Ogni fibra del mio corpo prova dolore. Dio abbia pietà di te”. Intanto Roof rimaneva in collegamento, impassibile.

La Carolina del Sud non è nuova a tensioni legate al colore della pelle, ad aprile, ad esempio, c’era stata la morte di Walter Scott, afroamericano disarmato con diversi colpi di pistola alle spalle da Michael Slager, poliziotto bianco. Era proprio per Scott che il reverendo della chiesa della strage, Clementa Pinckney, rimasto anche lui ucciso dalla raffica di colpi di pistola, aveva guidato una veglia di preghiera.

L’odio razziale di Roof si inserisce in questo contesto. Lui, 21 anni, ha freddato nove afroamericani con una pistola che non è ancora chiaro se abbia comprato lui stesso o se gli sia stata regalata dal padre. E quello della facilità all’accesso alle armi, in Usa è un altro grosso problema. Su questo punto un leader della lobby delle armi Nra, Charles Cotton, risponde piuttosto criticando il pastore ucciso: “Otto persone sarebbero ancora vive se avesse permesso di portare le pistole in chiesa. Innocenti sono morti a causa della sua posizione su una questione politica”.

Mentre si rincorrono le reazioni, si chiarisce pian piano la dinamica. Un vecchio compagno di stanza Dylann Roof ha detto che il killer progettava un attacco clamoroso da almeno sei mesi. Dunque, stando al racconto del ragazzo, sarebbe stata una sorta di tragedia annunciata. “L’ho visto l’ultima volta la scorsa settimana – racconta – era tutto preso da questioni come la segregazione razziale e diceva che voleva iniziare un guerra civile. Disse che avrebbe fatto qualcosa di clamoroso e che poi si sarebbe ammazzato”.

Emerge anche che Roof è stato individuato durante la fuga da una fioraia. La donna, Debbie Dills, era in macchina a Shelby, North Carolina, circa 4 ore di distanza da Charleston, quando ha avvistato la Hyundai nera con la targa del South Carolina e la bandiera confederata. “Ho sentito dentro di me che qualcosa andava storto”, ha detto. Poi si è affiancata all’altra macchina, ha visto l’autista, i suoi capelli biondi a caschetto, e ha chiamato immediatamente il suo principale al lavoro, Todd Frady. “Credo che sia l’uomo di Charleston, quello che ha ucciso quelle persone. Sono proprio accanto a lui”, ha detto. Frady ha chiamato la polizia di King’s Mountain mentre Dills si avvicinava per leggere la targa. Poi ha seguito l’auto per 56 chilometri, malgrado non avesse la certezza che si trattasse dell’uomo cui la polizia stava dando la caccia da 14 ore. “Tutto dentro di me mi diceva che era possibile ma al tempo stesso non ci volevo credere”. Quindici minuti dopo, la polizia arrestava Roof, che non opponeva resistenza. Se la fioraia l’ha individuato, ad essere essenziale per la cattura di Roof è stata la sorella di lui. Ha chiamato le autorità dopo aver visto il fratello in televisione dalle immagini riprese da una telecamera di sorveglianza.

E intanto spunta anche un video shock del massacro. Una delle nove vittime, Tywanza Sanders, ha infatti postato uno scatto realizzato con lo smartphone durante l’incontro di preghiera con il pastore Clementa Pinckney, poco prima che avvenisse la strage. Nell’immagine, condivisa sul social media Snapchat, si vede seduto attorno al tavolo con gli altri anche il killer Dylann Roof, che adesso si trova in cella di isolamento.

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