Cultura

Fotoleggendo 2015, la rassegna che scava sul concetto d’identità

Scava a fondo sul concetto di identità questa edizione 2015 di Fotoleggendo e la rassegna dedicata alla fotografia contemporanea, dislocata in diversi punti della capitale fino al 2 luglio (tra cui l’Isa, la sede di Officine Fotografiche e altre gallerie), è quantomai attuale visti i recenti eventi di cronaca nazionale.

Quasi per caso, infatti, su via del Commercio, si sbatte contro alle immagini de ‘L’esodo’, una mostra en plein air, completamente all’aperto, che racconta la tragedia degli sbarchi e dell’immigrazione in Europa attraverso gli scatti di una ventina di fotografi tra cui Calogero Cammalleri, Gianni Cipriano, Francesco Cocco, Giovanni Cocco, Alfredo D’Amato, Stefano De Luigi, Massimo Di Nonno, Salvatore Esposito, Lorenzo Maccotta, Emiliano Mancuso, Davide Monteleone, Alessandro Penso, Giulio Piscitelli, Alessandro Sala, Roberto Salomone, Riccardo Scibetta, Massimo Sestini, Gianfranco Tripodo, Romina Vinci, Francesco Zizola.

Un modo per richiamare l’attenzione e raccontare un dramma senza fine come ha fatto anche Massimo Sestini che ha documentato i soccorsi della Marina italiana impegnata nell’area del canale di Sicilia per Mare Nostrum. Gli scatti più impressionanti quelli dall’alto, in volo dall’elicottero, che riprendono da una nuova prospettiva l’esodo.

Interessante anche il lavoro di Laura El-Tantawy, ‘In the Shadow of the Pyramids’, un intreccio tra racconto personale e di attualità che va a scrutare a fondo l’identità egiziana attraverso il racconto del passato e assolutamente personale della fotografa egiziana, ampliato poi alla quotidianità fino alla documentazione dell’ondata di proteste sfociate nella primavera araba.

Ancora, due visioni differenti su un’unica questione sono rappresentate nel ‘Paese dei Kurdi’ dove un’agenzia locale, Metrography, e un fotografo dell’agenzia Contrasto, Lorenzo Meloni, hanno cercato di raccontare cosa sta succedendo nel Kurdistan con una doppia visione. Da un lato, Meloni, con Rojava, ha lavorato sui tre cantoni del Kurdistan siriano, laboratorio di autogoverno curdo nati dall’arretramento del regime di Assad; dall’altro lato, l’agenzia Metrography ha preso l’impegno di riportare invece quello che è il Kurdistan iracheno, la faccia nascosta del conflitto, spesso ignorata dai mezzi d’informazione.

Ma il concetto d’identità passa anche per altre mostre e altri filoni, come reportage e progetti spesso anche più intimisti. Tra queste, ‘Cadetti’, di Paolo Verzone, reportage realizzato nelle più importanti accademie militari europee; ‘Fact on the ground’ di Pietro Masturzo che in racconta le colonie israeliane; ‘A Confabulated History’ di Jan Rosseel che ricostruisce i fatti di sangue del Belgian Autumn del 1985. O ancora, il progetto di Erika Larsen che con il suo lavoro antropologico e naturalistico racconta la popolazione Sàmi mentre Simone Sapienza, con ‘Somewhere, in Somalia, there is a little girl called Cardiff‘, ripercorre la diaspora somala in Galles.

Tutte storie che sembrano lontane ma allo stesso tempo sono molto vicine a noi e ci possono portare a capire cosa sta succedendo nel mondo, per cercare di scoprire l’altro ma anche noi stessi, quello che siamo e quello che stiamo diventando, attraverso il confronto con ciò che vediamo.