Ora che gli scienziati hanno potuto analizzare in dettaglio le misure di temperatura superficiale della Terra che sono state registrate nel nuovo secolo, sorge il dubbio che la pausa nell’aumento di temperatura, che si pensava iniziata nel 1998, non ci sia davvero stata. Né che stiamo tuttora vivendo in un momento di quella pausa: un fenomeno che alcuni avevano battezzato ‘iato del riscaldamento globale’. Almeno, così dimostra uno studio appena pubblicato su una della massime riviste scientifiche.
Lo iato degli ultimi due decenni, riconosciuto perfino dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) nel 2013, sarebbe dovuto a un’elaborazione un po’ troppo meccanica dei dati osservati, legata alla diversa, più densa e precisa rete di misura che nell’ultimo ventennio è stata installata sui mari del pianeta. In pratica, lo iato apparente è dovuto a un maggiore utilizzo di boe per misurare la temperatura della superficie marina, le quali tendono a dare letture più fredde rispetto alle misurazioni effettuate dalle navi, come si era sempre fatto. Se il dato non viene corretto con metodi statistici adeguati, questa discrepanza porta a stimare un rallentamento, del tutto apparente, della crescita della temperatura terrestre rispetto a quella che si riscontra ininterrottamente sul lungo periodo, ossia con certezza dalla seconda metà dell’800.
Combinando i dati marini con quelli di temperatura dell’aria sulla Terra, i ricercatori del Nooa (National Oceanic and Atmospheric Administration) hanno scoperto che il riscaldamento globale della superficie terrestre nel periodo 2000-2014 è stato di 1,16 °C/secolo, più del doppio della stima di 0,39 °C/secolo che Ipcc aveva indicato nei suoi rapporti. Inoltre, dopo aver riesaminato le temperature globali dal 1880 a oggi, il team del Nooa ha valutato che, nel periodo 1950-1999, il tasso di riscaldamento è stato di 1,13 °C/secolo, ossia inferiore seppure di poco all’attuale.
Insomma, il nuovo studio del Nooa afferma che l’aumento della temperatura media globale tra gli anni 2000 e 2014 è del tutto indistinguibile da quanto assodato nel corso della seconda metà del XX secolo. Anche se la percezione che si sia verificata un rallentamento nel riscaldamento globale è ancora abbastanza diffusa nel mondo scientifico, parecchi studiosi avevano già valutato lo iato come un fenomeno affatto transitorio. Altri scienziati avevano portato da tempo prove contrarie, ma basandosi su fenomenologie più soggette a incertezza, come per esempio gli estremi delle ondate di calore o altri eventi meteo estremi. E quindi meno affidabili dei dati analizzati in questo nuovo studio.
Per consolarci, il Nooa ha sancito che il 2014 è stato l’anno più caldo del pianeta, mai registrato da quando misuriamo la temperatura con i moderni strumenti introdotti da Galileo e Fahrenheit. Come sarà il 2015? Con i leoni a spasso per Tbilisi, mentre i preti ortodossi incolpano la blasfema scelta di fondere le campane di un monastero per ricavarne i soldi con cui costruire lo zoo. Insomma, il castigo di Dio, quello che invocò anche Pio IX in occasione dell’alluvione romana del dicembre 1870. Così, mentre osserviamo le frequenti trombe d’aria che da parecchi giorni preoccupano il golfo ligure, qualche buontempone ha scritto qualche giorno fa su Il Secolo XIX: «Il torrente, per permettere le operazioni di messa in sicurezza verrà completamente intubato e deviato nel vicino rio Geirato entro inizio ottobre». Senza dubbio una burla: il rio Geirato è un affluente, assai bizzoso, del Bisagno, il fiume nascosto di Genova. E mettere in sicurezza un corso d’acqua intubandolo è un concetto onirico che sa di ossimoro.
Domani a Milano: Impacts of Climate Change on Ecosystem Services, ingresso libero.