Sto organizzando con l’associazione CostituzioneBeniComuni il convegno internazionale “Expo: nutrire il pianeta o le multinazionali?” che si svolgerà a Milano il 26 e 27 giugno con importanti relatori provenienti da tutto il mondo: dal vescovo della Patagonia cilena in conflitto con l’Enel, che sta privatizzando le fonti d’acqua, ai leader di Via Campesina dall’India e dall’Africa centrale, dall’economista Susan George a padre Zanotelli, Moni Ovadia, Barbacetto, Landini, Molinari, Basilio Rizzo e tanti altri.
Mentre scrivo e telefono per annunciare il convegno sento crescere attorno a me una vera e propria ostilità. Sembra essere tornato in auge il reato di lesa maestà, ma al posto del sovrano vi è l’Esposizione Universale. A Milano chiunque osi criticare Expo rischia di essere incriminato per alto tradimento, accusato di mettere a rischio l’immagine del Paese, quindi gli interessi economici delle “nostre” aziende ed infine, se costui ha delle simpatie di sinistra, di attentare alla stabilità della giunta milanese.
La città è tappezzata di manifesti inneggianti ad Expo: dagli EXPOrettili in un mostra di animali, agli EXPOimbianchini, fino agli EXPOreggiseni, oltre ovviamente all’EXPOpizza, agli EXPOmaccheroni…
I media, salvo poche eccezioni, si sono trasformati in megafoni privi di qualunque pudore, il monarca va incensato, blandito ed adulato; lì dove il convincimento rischia di traballare ci pensano le inserzioni pubblicitarie a convincere editori e direttori.
“Tutti pazzi per Expo” è il grido che unisce il mondo scientifico, le università, le numerosissime fondazioni e gran parte della mitica società civile milanese. Trionfa il pensiero unico, nessuno vuole rimanere fuori dalla torta o almeno dal cono di luce che lo potrebbe sfiorare. Il testimone passa da una mano all’altra senza alcun imbarazzo tra chi tutela interessi economici di qualche multinazionale e chi ha nel proprio Dna la storia del pensiero critico milanese e nazionale.
Le istituzioni di qualunque colore beatificano l’evento che con le sue proprietà taumaturgiche risolverà le difficoltà dell’economia lombarda e dei cittadini milanesi.
Ma la realtà ci racconta una storia diversa.
In Expo si trovano opere belle e brutte, come in ogni fiera, ma nulla che abbia a che fare con l’impegnativo titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Si denuncia la drammatica situazione attuale ma poi si dà spazio ad alcuni tra i maggiori responsabili che hanno creato quella stessa situazione. Si dice: c’è un miliardo di persone che soffre la fame e ci si affida alla McDonald o Eataly due facce della medesima medaglia, cibo globalizzato e di scarso nutrimento per le masse, cibo d’eccellenza per l’élite; si ripete che 1,5 miliardi di esseri umani non hanno accesso all’acqua, ma ci si consegna alla Nestlé posta sotto accusa dall’Unicef per le politiche commerciali aggressive per le forniture di latte in polvere ai neonati. Si scrive la “Carta di Milano” ma si dimentica l’accaparramento delle terre, la privatizzazione dell’acqua e dei semi, le sovvenzioni pubbliche dell’Unione Europea alle grandi aziende dell’agrobusiness…
Che poi qualcuno con Expo riesca a mangiare di più è vero. Lo raccontano le quotidiane iniziative della Magistratura: ma forse non si pensava a costoro quando si è scelto il titolo di Expo. Ancora una volta è emerso l’inestricabile intreccio tra politica, imprenditoria corrotta, affaristi di ogni sorta e l’immancabile presenza della criminalità mafiosa.
Non c’è traccia delle decine di migliaia di posti di lavoro che Expo avrebbe lasciato in eredità a Milano, mentre sono evidenti i diritti calpestati quando a decidere il licenziamento di centinaia di lavoratori, senza fornire alcuna motivazione, sono prefettura e questura. La disoccupazione giovanile raggiunge cifre mai viste, ma migliaia di giovani vengono fatti lavorare gratuitamente in Expo con l’illusione di rafforzare in tal modo il proprio curriculum.
Quale sarà il destino futuro dell’attuale sito di Expo non si sa, il rischio è che alla fine prevalgano appetiti speculativi. Non viene comunicato quanti sono i visitatori, quasi fosse un segreto di stato. Il timore sui risultati economici è legittimo; se tutto andasse bene suonerebbero le fanfare a Palazzo Chigi, al Pirellone e a Palazzo Marino.
Non si tratta di “gufare”, il rischio è che a nove mesi dall’inaugurazione, con il sorgere del nuovo anno, ci si ritrovi con un pesante debito sulle spalle dei cittadini milanesi, lombardi e di tutto il Paese. Senza che l’Expo peraltro abbia nutrito nessuno in giro per il Pianeta.
P.S. E’ possibile seguire il convegno su Twitter: @nutrirepianeta, gli hastag sono #nutrirepianeta, #nomultinazionali. Potete trovare il programma e tutte le informazioni sul sito: www.vittorioagnoletto.it e a questo link: https://www.facebook.com/events/1580702602189096/