Sara Bigatti, 36enne di Milano, aveva uno studio di computer grafica insieme a Max, il suo fidanzato. Ma tra tasse e clienti che non pagavano era impossibile andare avanti. Allora decidono di cambiare vita e si trasferiscono a Playa del Carmen. Dove lei riesce a ritrovare la passione per il lavoro
Quando dopo l’università non ha trovato lavoro come designer di complementi d’arredo, per Sara Bigatti non è stato facile. “Le uniche offerte che ho avuto sono state contratti a progetto per cui avrei dovuto lavorare gratis”, racconta la 36enne. Ma prima di diventare un’insegnante italiana di yoga molto popolare sul web, la giovane milanese ha dovuto superare tante sconfitte. E anche ora che su Youtube il suo nome è il primo a uscire digitando “corso di yoga”, Sara ricorda con nostalgia la professione studiata all’università. “Mi è spiaciuto molto abbandonare il sogno di essere designer: era quello che desideravo fare e in cui ci mettevo l’anima”. Il cambiamento non è stato immediato. “Ho passato diversi anni a fare lavori che non mi interessavano ma per i quali per lo meno ero pagata”. Poi, quando ha iniziato a praticare yoga in Messico “ho finalmente ritrovato la passione per quello che facevo e soprattutto l’energia per imbarcarmi in nuovi progetti”.
Per trasformarsi da laureata disoccupata a insegnante di yoga in Sudamerica, alla 36enne ci sono voluti dieci anni. Quando non è bastata una laurea per trovare un contratto nel mondo del design, come per molto giovani cresciuti sentendosi ripetere l’importanza delle lingue, il piano B di Sara è stato andare a Londra per imparare l’inglese. Aveva 25 anni e il Regno Unito è stato la sua casa per tre anni. Peccato che tornata a Milano, “che il mio curriculum fosse stato arricchito da un’esperienza all’estero non aveva cambiato le cose”. Anche Max Bottega, suo ragazzo dei tempi dell’università, era tornato da poco in Italia dopo un viaggio in Guatemala.
Insieme hanno avviato a Milano un piccolo studio di computer grafica. “Ma le cose non sono andate come speravamo, e tra tasse e clienti che non pagavano, abbiamo dovuto trovare un piano alternativo”. Ecco quindi la svolta: scegliere il telelavoro (ovvero lavorare da casa) e decidere di farlo dove il costo della vita fosse minore. Dopo pochi mesi, ecco Sara e Max trasferiti nella messicana Playa del Carmen per diventare nomadi digitali.
E mentre Max lavora da due anni per una società danese il cui team è diviso tra Copenaghen e Bali (“nei paesi del nord Europa questo modo di gestire il lavoro a distanza è la norma”), Sara ha iniziato a coltivare il suo progetto di diventare insegnante di yoga online. “I primi tre anni mi sono dedicata allo sviluppo di siti internet per clienti messicani e statunitensi”, un lavoro che Sara ha imparato a fare negli anni, come autodidatta. Poi, nel 2013 è nato il sito La Scimmia Yoga. In Messico lo stile di vita è meno stressante, e Sara è riuscita ad avere il tempo per certificarsi come insegnante di Vinyasa Yoga. Unire le sue competenze digitali alla passione per questa disciplina orientale, le ha quindi permesso di diventare un’insegnante online, con video-corsi a pagamento da scaricare. La scelta vincente? Mese dopo mese i suoi utenti sono diventati una tribù di fan che la supportano online: il suo sito ha 3mila visite la settimana mentre il canale Youtube un milione e duecento visualizzazioni. E seguono i suoi seminari sia in Messico che in Italia. Un progetto che lo scorso giugno è diventato anche un libro.
“Il costo della vita e la diversa pressione fiscale in Messico ci hanno permesso di avere una vita agevole”. Difetti della nuova patria? “Mi manca andare al cinema e poter vedere un film europeo, ma non abbiamo una macchina e ci spostiamo solo a piedi o in bici”, racconta la giovane insegnante. Una diversa qualità della vita che ha potuto raggiungere anche grazie alla scelta di lavorare da casa. “Le possibilità per realizzarsi online sono moltissime. Come primo step, consiglio di presentare la proprio idea su un sito di crowdfunding, perché oltre a essere un modo per trovare un finanziamento, è anche un primo test per capire se il progetto avrà successo”. E anche se non avere colleghi né orari può essere frustrante quando “lavorare anche la sera o nei weekend diventa la norma”, i lati positivi del telelavoro “sono talmente tanti”, che questi dettagli passano tranquillamente in secondo piano. Il clima e il mare dei Caraibi, poi, completano il quadro.