Scomparso dal Parlamento dopo il flop elettorale di Rivoluzione civile nel 2013, il partito fondato da Antonio Di Pietro trova nuovi adepti. E tentando di reclutare soprattutto ex grillini punta a rendersi autonomo a Palazzo Madama. Davico: "Ci mancano pochi senatori, obiettivo possibile"
Qual è il partito che alle ultime elezioni non ha preso abbastanza voti per entrare in Parlamento, ma che ora rischia di intestarsi un intero gruppo al Senato? Sorpresissima: l’Italia dei Valori. Scomparso dalla scena parlamentare nel 2013 a causa del naufragio della coalizione Rivoluzione civile guidata da Antonio Ingroia – 2,2 per cento dei voti alla Camera, 1,8 per cento al Senato, eletti: zero – il partito fondato (e lasciato) da Antonio Di Pietro sta ora rispuntando in Parlamento, sia pure alla chetichella. Il 25 ottobre 2014 il deputato Aniello Formisano, eletto nel 2008 con Italia dei Valori e nel 2013 con gli scissionisti di Centro democratico, è tornato al vecchio amore costituendo la componente Idv al gruppo misto di Montecitorio. Il primo aprile 2015 è toccato al senatore Michelino Davico, ex leghista approdato al gruppo-macedonia Grandi Autonomie e Libertà (Gal), fare il gran salto e diventare la testa di ponte dell’Idv a Palazzo Madama.
Un deputato e un senatore: poca roba se confrontata al boom del 2008, quando Tonino portò trionfalmente in Parlamento ben 28 deputati (ricordate Razzi e Scilipoti?) e 14 senatori. Ma pian piano, quatto quatto, il suo ex partito sta mettendo radici al Senato. A subirne il fascino, stando ai tam tam di palazzo, sarebbero alcuni dei senatori che dopo l’uscita (o l’espulsione) dal Movimento 5 Stelle si sono dispersi in un caleidoscopio di nuove sigle (Movimento x, Icl-Italia Lavori in Corso, Gap, Ilcal) senza mai trovare un coordinamento o una strategia comune. Quasi tutti si sono accasati al gruppo Misto guidato da Loredana De Petris (Sel), ma non hanno mai nascosto il loro disagio per la marginalità politica in cui sostengono di essere finiti e per la gestione, a loro parere troppo sbilanciata in favore di Sel, dei fondi e della visibilità del gruppo medesimo. Alcuni di loro si sono così ricordati del mai sopito amore tra il duo Grillo-Casaleggio e il vecchio Tonino, che oltretutto ha una gran voglia di tornare a far politica, e hanno risposto con favore al corteggiamento dell’Idv, incontrando il segretario nazionale Ignazio Messina.
Nel frattempo le manovre fioriscono. Starebbero già organizzando il passaggio a Gal addirittura in quattro: si sussurrano i nomi del vicepresidente della commissione Sanità, Maurizio Romani, di Alessandra Bencini, di Louis Alberto Orellana e di Francesco Molinari, che al momento smentisce però risolutamente di meditare il trasloco. Altri ancora sono dati in avvicinamento. E anche se Francesco Campanella, ex M5S e oggi ILC-Italia lavori in corso, si chiama risolutamente fuori dal mercato («Io sostengo apertamente Civati e non ho problemi a dirlo. L’ho incontrato, condivido molte sue idee, mi interessa il percorso del suo movimento. E come me la pensano Fabrizio Bocchino, Adele Gambaro e Monica Casaletto»), il portabandiera dell’Idv in Senato, Michelino Davico, inalbera un sorriso furbetto: «Ormai ci bastano 3-4 senatori per riuscire a fare un gruppo autonomo» garantisce. «Ed è un obiettivo più che possibile».
Tutti ex grillini? Macchè. Pare che anche qualche membro ufficiale dei 5 Stelle stia meditando di trasferirsi armi e bagagli all’Idv. Segretissimi i nomi: la caccia è in corso, le trattative delicate, le smentite d’obbligo. Ma i contatti ci sono.