Come da tradizione da qualche anno ecco che a giugno arriva la classifica più temuta dagli europarlamentari fannulloni.
Ad un anno dalle elezioni europee la maglia nera dell’eurodeputato italiano più assenteista va a Giovanni Toti, (Forza Italia) che registra un vergognoso 29,21% di presenze. Toti, che con il suo risultato si piazza globalmente 746esimo su 749 europarlamentari, dovrà dire definitivamente addio al Parlamento Europeo vista l’incompatibilità con il suo nuovo ruolo di presidente della Regione Liguria.
Dopo di lui ma ad una bella distanza troviamo Antonio Tajani (Forza Italia) con appena il 56% di presenze e – nostra vecchia conoscenza – il suo collega di partito Aldo Patriciello, storico assenteista (60% di presenze). Il ‘podio degli assenteisti’ è quindi tutto targato Forza Italia.
Non molto lontano, con appena l’84% di presenze salta agli occhi il nome di Matteo Salvini, eurodeputato più assenteista della Lega, che il tempo per presenziare in tv o girare in ruspa invece lo trova sempre. Proprio Salvini ha costituito nei giorni scorsi un gruppo insieme ad altri xenofobi anti-europeisti come lui (Marine Le Pen, Geert Wilders…). Enf (in italiano Europa delle Libertà e delle Nazioni) servirà per incassare qualche milione di euro da quell’Europa che lo fa vivere e su cui spara a zero un giorno sì e l’altro pure. Quando si dice ‘sputare nel piatto in cui si mangia’!
Dal lato opposto invece, tra gli europarlamentari virtuosi che non mancano mai una seduta o una votazione troviamo al primo posto con il 100% di presenze gli eurodeputati Nicola Caputo (Pd) e Massimiliano Salini (Ncd).
Quanto al risultato di squadra, se guardiamo alle forze politiche nel loro insieme è sicuramente da segnalare il risultato incoraggiante degli europarlamentari del Movimento Cinque Stelle che, a parte qualche eccezione (David Borrelli con appena il 77% di presenze) vede la stragrande maggioranza dei suoi eletti (ben 12 su 17) con oltre il 95% di presenze.
Classifica degli europarlamentari più assenti alle votazioni (2014-2015).
* Entrato/a in carica a legislatura già iniziata
La classifica nel suo insieme mostra come le cose stiano cambiando in positivo facendo passare il nostro paese dal 24esimo posto (su 28) e una media del 78% di presenze della scorsa legislatura ad un 90,63% che la fa balzare al 13esimo posto davanti ai colleghi spagnoli, rumeni e lussemburghesi. All’ultimo posto troviamo gli irlandesi con una media dell’80% di presenze mentre i primi della classe sono ancora una volta gli austriaci con il 97% di presenze seguiti sul podio degli stacanovisti Croati (96%) ed estoni (95%), il che dimostra che i nostri possono ancora fare meglio.
C’è da ricordare infatti che l’attuale sistema premia i ‘furbetti’, visto che le loro assenze incidono relativamente solo su alcune indennità accessorie (soggiorno e spese generali) ma non vi è alcuna decurtazione dello stipendio (indennità parlamentare di ben 7mila euro al mese). L’ennesimo privilegio di cui godono quelli che dovrebbero essere i nostri dipendenti, mentre per un cittadino comune che si assenta anche solo una volta ingiustificatamente dal posto di lavoro può scattare il licenziamento.
Per ‘normalizzare’ la situazione ci vorrebbe una modifica allo statuto dei parlamentari europei (ad opera degli stessi eurodeputati). Speriamo quindi che qualcuna delle nuove forze giovani e anti-sistema che hanno fatto ingresso nel Parlamento Europeo un anno fa contribuiscano ad avvicinare questa istituzione al mondo reale cominciando dal tentare dall’abolire questi assurdi privilegi e far uscire allo scoperto quelli che li difendono.
Nota sempreverde ai naviganti:
Come ogni anno accade, anche questa volta prevedo polemiche e obiezioni da parte degli europarlamentari più assenti (e dei loro assistenti).
1° obiezione: “La classifica non prende in considerazione le presenze nelle commissioni ma solo in plenaria!”
Per quanto riguarda le presenze in Commissione, sarei felicissimo di poterle integrare a quelle della plenaria ma, guarda caso, non esistono dati accessibili al pubblico né a Votewatch riguardanti le presenze in Commissione (e in passato nonostante le richieste fatte nessun europarlamentare ce li ha mai fatti pervenire!). A ogni modo non possono essere molto diversi da quelli relativi alle votazioni nominali in plenaria: se un eurodeputato non si reca a votare a Bruxelles e a Strasburgo per la plenaria è difficile che ci vada per presentarsi in Commissione, a maggior ragione quando sa che le sue presenze in Commissione non vengono pubblicate mentre quelle in Plenaria sì.
2° obiezione: “La classifica non registra il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate dall’europarlamentare!”
Sull’opportunità di integrare o meno le presenze con il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate ritengo che quella sì, sarebbe davvero ‘la classifica dei furbetti’. Considerato che questo lavoro è svolto quasi integralmente dagli assistenti parlamentari (veri e propri ghost writer) e sarebbe sufficiente limitarsi a presentare ogni giorno una o più interrogazioni scritte sugli argomenti più futili e in un baleno si scalerebbe la classifica dei più attivi!
Per tale motivo non c’è attualmente a mio avviso miglior modo di valutare l’impegno di un europarlamentare che guardando alle sue presenze alle votazioni. Questa è infatti l’unica cosa che gli assistenti parlamentari non possono fare (presenziare e votare al posto dell’eurodeputato).
Sono invece pagati per scrivere interrogazioni, interpellanze, risoluzioni e rapporti. Questo è il motivo per il quale questa classifica valuta la serietà degli eurodeputati guardando alla loro partecipazione al voto, che non possono essere ‘inquinate’ dal lavoro di altri.
Nb: I dati sono ufficiali e attendibili e provengono da Votewatch. L’autenticità è stata confermata dallo stesso Parlamento Europeo.