È morto a 90 anni il poeta, attore e umorista Remo Remotti. Cantore di una romanità sparita, spirito libero e controcorrente, Remotti ha spaziato dal cinema alla poesia, dal teatro alla fiction televisiva. Ha lavorato con registi del calibro di Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Ettore Scola, i fratelli Taviani, Francis Ford Coppola, Nanni Loy (che era anche il fratello della moglie Maria Luisa), Carlo Mazzacurati e Carlo Verdone.
Remotti è stato anche un quotato pittore, e proprio per celebrare i novant’anni era stata allestita la mostra Ho rubato la marmellata, nella galleria De Crescenzo e Viesti di Roma. La sua romanità è stato senza dubbio il tratto distintivo di una carriera lunghissima e dalle mille sfaccettature. Tra i componenti poetici più apprezzati, Addio Mamma Roma, nel quale Remotti spiegava il rapporto con la sua città, sottolineandone pregi e difetti, meraviglie e miserie. Remotti ha intrattenuto fino all’ultimo un rapporto molto fitto con le nuove generazioni, soprattutto con gli ambienti alternativi e della controcultura romana.
Il suo umorismo era tagliente e politicamente scorretto, con un ampio utilizzo di parolacce e locuzioni volgari, usate però per rappresentare al meglio la romanità del suo approccio comico e artistico. Protagonista di programmi radiofonici, reading affollatissimi nei locali della Capitale, declamatore instancabile dei suoi componimenti, incontrare Remo Remotti per le vie di Roma era di per sé un’esperienza artistica e intellettuale particolare e irripetibile. Con lui se ne va forse l’ultimo cantore di una certa cultura romana e romanesca.