Il premier riprende il concetto espresso a Porta a Porta, quando ha di fatto invitato le minoranze a ritirare gli emendamenti. Il ministro Giannini: "La fiducia sul provvedimento dipenderà dalle risposte delle opposizioni rispetto al ritiro dei tanti emendamenti”. Le opposizioni e la Cgil: "Separare l'iter de La buona scuola dall'inserimento dei docenti"
Matteo Renzi non concede aperture sul ddl scuola e continua con la linea del ricatto alle opposizioni. Dopo l’uscita di martedì scorso a Porta a Porta, in cui ha fatto dietrofront sulle assunzioni dei centomila insegnanti precari previste per settembre aggrappandosi ai tremila emendamenti al testo, oggi il premier ha lanciato un ultimatum dalla Camera (a margine di un convegno sui cambiamenti climatici): “Per quello che ci riguarda è del tutto evidente che se la riforma passa ci saranno 100 mila assunzioni, se la riforma non passa o non passa in tempo le assunzioni saranno quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone”. L’opposizione (Sel, minoranza Pd e M5S) già la settimana scorsa aveva già letto nel cambio di passo un ricatto. Sull’ipotesi di chiedere al Parlamento la fiducia sul provvedimento, balenata venerdì scorso durante un vertice a Palazzo Chigi, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, è stata piuttosto vaga: “La fiducia – ha detto – dipenderà dalle risposte delle opposizioni rispetto al ritiro dei tanti emendamenti”. Precisando un istante dopo che si tratta comunque di uno “strumento tecnico” che tutti conoscono. Tradotto: mettere la fiducia sulla contestatissima “Buona scuola” a parere del governo non deve suscitare alcuno scandalo. Dall’ala berlusconiana si è sollevato un certo malumore. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta definisce la riforma della scuola “un imbroglio” che “mette insieme assunzioni più o meno clientelari” con “finte razionalizzazioni che nessuno vuole, spacciate per merito”. E senza giri di parole la sua conclusione è stata che “Renzi sulla scuola sta per sbracare sulla linea della Cgil perché altrimenti non avrà i voti della sua sinistra al Senato” e quindi, se è come pensa lui, “sarà meglio non farne niente, fare solo le assunzioni del turn over di 30-33mila insegnanti e buttare a mare questa cattiva riforma”. Su Twitter il senatore Pd Andrea Ricucci prova a smentirlo: “Con Renato Brunetta al governo, i tagli alla scuola furono di 8 miliardi con 100 mila cattedre in meno. Il ddl del governo Renzi investe 3 miliardi ed assume 100 mila nuovi docenti”.
A stretto giro è arrivata anche la replica dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle: “Renzi è alla disperata ricerca di un capro espiatorio per giustificare davanti all’opinione pubblica la decisione, tutta sua, di far saltare le assunzioni dei precari pur di portare a casa, a colpi di fiducia, l’intera riforma della scuola. Se ha coraggio vada dagli insegnanti che in queste ore sono scesi in piazza per protestare e lo vada a dire a loro che è colpa del Parlamento!”. Insistono anche che le assunzioni non devono necessariamente andare di pari passo con la riforma. “È da mesi che proponiamo lo stralcio del piano sul reclutamento dal resto del ddl. Se Renzi vuole, si può fare anche oggi”.
La stessa cosa ripetono da giorni i sindacati. Proprio ieri il segretario Cisl scuola Francesco Scrima ha scritto in un comunicato che “non è vero che senza la riforma le assunzioni non servirebbero: non si raccontino frottole, ogni anno vengono assunti, perché la scuola possa funzionare regolarmente, ben più di 100mila insegnanti precari. Solo quest’anno, più di 130mila”.