Olmoponte – Fiorentina. Semifinale del sesto trofeo “Apollo” per i pulcini. Una partita attesa dagli allenatori, dai genitori, dai tifosi. Primo tempo: il match prende una svolta quando Leonardo Cialdea, 11 anni, segna il goal. Potrebbe essere la rete che consente alla squadra aretina di arrivare alla finale. I compagni esultano. Dagli spalti si leva l’applauso per il baby campione. L’arbitro convalida la rete ma a sorpresa Leonardo si avvicina al direttore di gara.
Che succede? Perché il piccolo calciatore ha qualcosa da dire all’uomo con il fischietto? Per un attimo cala il panico. Leonardo si divincola dagli abbracci degli altri giocatori, quando arriva di fronte all’arbitro non ha alcuna esitazione: “Ho segnato di mano, la rete non è valida”. Il ragazzino è serio. Per lui conta ciò che è giusto. Non vuole barare. Non se la sente di diventare un campione con quel goal. Non vuole che quell’uno a zero sia convalidato. Il direttore di gara resta attonito. Quante volte capita che un ragazzino o un calciatore dia prova di tanta onestà? Esaudisce Leonardo. Nel secondo tempo il goal non arriva ma nessuno se la prende con il baby calciatore. L’Olmoponte arriva ugualmente alla finale con il Livorno. Destino vuole che a segnare la seconda rete che porta l’Olmoponte a vincere il torneo è proprio lui: Leonardo Cialdea. Segna il goal più bello, meriato, giusto. Vince la squadra, vince il ragazzino. Vincono gli onesti.
In quel gesto sta il valore di una vita: Leonardo ha fatto quello che dovremmo compiere tutti ogni giorno. Un atto “normale”, mi spiega uno dei dirigenti della società felice che uno dei “suoi” finisca al centro dell’attenzione mediatica per il fair play. Non siamo più abituati alla normalità in questo Paese. In un’Italia di corrotti, di telefonatine, di politici che segnano di mano i goal della vita conquistando successi effimeri, Leonardo ci ha dato una lezione. Il piccolo Cialdea mi ha ricordato le parole di Umberto Ambrosoli nel libro dedicato a suo padre Qualunque cosa succeda: Ciascuno di noi è responsabile per qualche grado di questa direzione, secondo l’inclinazione che attraversa la nostra quotidianità e che possiamo cambiare con le nostre scelte e con il nostro agire. Nelle piccole e nelle grandi cose: nell’accettare di non fare o di non prendere una fattura, di chiedere o non chiedere un permesso che una norma impone, di rispettare o meno i diritti del nostro prossimo”.