Gentile Raffaele Cantone, commissario dell’Autorità contro la corruzione,
le scrivo, visto che proprio in queste ore non ha ritenuto soddisfacenti le spiegazioni sul “peloso” affaire Eataly, mega spazio di 8mila metriquadrati concesso a Farinetti senza gara d’appalto. Anche a Lei puzza la vicenda e si chiede giustamente perché dal “banchetto” siano stati esclusi gli altri. Il primo nome che mi viene in mente è proprio quello di Bernardo Caprotti, mr. Esselunga, che, forse, qualcosa in fatto di alimentazione ne saprà almeno quanto Farinetti.
Sono andata all’inaugurazione di Expo, il primo maggio, entro nel primo cluster di Eataly, immediatamente a destra, ossia quello più visitato. Farinetti aveva promesso di esporre le eccellenze del made in Italy. Mi ritrovo invece ravioli imbustati, scatolette di carne gelatinosa e altra merce che starebbero benissimo su uno scaffale di supermercato. Mi avvicino a Farinetti, gli chiedo spiegazioni e quel gran signore mi invita gentilmente di andare a c..gare.
Ci ritorno tre giorni fa, con tutte le mie migliori intenzioni, stesso spazio, stesso luogo ma Farinetti ha cambiato mercanzia: mi trovo in bella mostra wurstel, sì wurstel, imbustati, di una premiata e nota ditta commerciale, insieme ai suoi appetitosi petti di tacchino farcito. Devo ammettere che al wurstel preferivo il tonno in scatola.
La prego, dottore Cantone, vada in incognito a farsi un giro a Eataly e poi tiri le sue conclusioni.
E pensare che ero appena uscita da quella meraviglia del Padiglione della Corea del Sud, innovativo di concept. Una riuscita fusione fra tradizione e alta tecnologia, dove sono state utilizzate le antiche gerle, quelle che si mettevano sottoterra per conservare i cibi, mentre i coperchi, tantissimi, proiettano forme e disegni geometrici. E poi vuole mettere le garbatissime signorine dagli occhi a mandorla che ti accolgono con un sorriso e con inchino. Altro che Farinetti.
Certo chissene…che la qualità alimentare è quella che trovi negli aeroporti e che la paghi a prezzi stratosferici.
Alla fine, mi sono rifatta gli occhi con Padiglione Italia, direttore creativo Marco Balich, il più visitato fino adesso, file permettendo. E quando sono entrata nella sala degli specchi che rifletteva all’infinito le bellezze del nostro paese, mi sono detta: menomale, Expo non è soltanto una Grande Abbuffata.
Twitter: @januariapiromal