Al Family Day del 20 giugno a Roma, a manifestare contro la cosiddetta “teoria del gender“ c’era anche uno dei fondatori del Cammino neocatecumenale, lo spagnolo Kiko Argüello. In un discorso durato più di dieci minuti, Argüello ha dato la sua lettura del fenomeno del femminicidio, dando la colpa alle donne. O meglio, alle mogli che smettendo di amare il marito lo metterebbero nelle condizioni di non vedere altra via d’uscita se non quella di uccidere i figli o la stessa moglie. “Se la moglie lo abbandona e se ne va con un’altra donna“, spiega Argüello dal palco, “quest’uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora è l’inferno. Quest’uomo sente una morte dentro, così profonda che il primo moto è quella di ucciderla e il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico e terribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: “Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto?” Allora uccide i bambini. Perché l’inferno esiste. I sociologi non sono cristiani e non conoscono l’antropologia cristiana, il problema è che non possiamo vivere senza essere amati prima dalla nostra famiglia, poi dagli amici a scuola, poi dalla fidanzata e infine da nostra moglie”
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