L'Eurotower alza a 89 miliardi la liquidità di emergenza per gli istituti, i cui depositi sono calati di 7 miliardi in una settimana. Mentre a Bruxelles si cerca l'intesa anche su un allungamento del debito, ad Atene l'ala sinistra del partito annuncia che voterà contro le concessioni ai creditori previste nel nuovo piano: "E' un accordo che aumenta i suicidi e impoverisce il popolo"
Ossigeno dalla Banca centrale europea, ostacoli sul fronte interno. Mentre tutti gli sforzi sono concentrati sulla ricerca di un accordo tra Atene e i partner europei entro la fine della settimana, prima che scada la proroga del secondo piano di salvataggio della Grecia, Alexis Tsipras incassa dall’Eurotower un assist che consente di mantenere aperte le banche nonostante la corsa agli sportelli. Ma fa i conti con la dura opposizione di frange del suo partito, Syriza, alle proposte presentate lunedì ai creditori. Concessioni definite “estreme” e “pietra tombale” sul Paese.
Martedì mattina Francoforte ha allargato ancora i cordoni della borsa alzando a 89 miliardi di euro il limite della liquidità di emergenza (Ela) a disposizione degli istituti affossati da massicce fughe dei depositi, circa 7 miliardi nell’ultima settimana. Si tratta di oltre 20 miliardi in più rispetto alla disponibilità dello scorso febbraio, quando al sistema creditizio ellenico è stato precluso l’accesso alle normali operazioni di finanziamento della Bce.
Nel frattempo a Bruxelles, in vista del nuovo Eurogruppo convocato per mercoledì, continuano appunto i negoziati tecnici sull’ultimo pacchetto di proposte da 8 miliardi di euro presentato dal governo Tsipras, che comprende l’innalzamento dell’età di uscita dal lavoro, un aumento dei contributi e il raggiungimento di un avanzo primario pari all’1% del pil quest’anno. Offerte che stanno suscitando le proteste dell’ala dura di Syriza: “Credo che questo pacchetto non possa entrare in Parlamento”, sono “misure estreme e antisociali“, ha detto il vicepresidente del Parlamento greco, Alexis Mitropoulos. Mentre il deputato Yanis Mijeloyanakis ha definito le nuove proposte “la pietra tombale sulla Grecia” sostenendo che “con le nuove misure i greci perderanno due mensilità“. “Come si può firmare un accordo che aumenta i suicidi e impoverisce il popolo?”, ha chiesto Mijeloyanakis. Panos Kammenos, ministro della Difesa e leader di Greci Indipendenti (il partito di destra che compone la coalizione di governo), ha dichiarato dal canto suo che non accetterà mai l’abolizione delle aliquote Iva scontate sulle isole sostenendo che il mantenimento dell’aliquota Iva scontata per questi territori è uno degli impegni presi con gli elettori e non intende rinunciarvi.
Durante l’Eurosummit di lunedì sera è emerso che la questione più controversa sul tavolo delle trattative è quella del possibile allungamento del debito accumulato dal Paese, che ha superato il 180% del pil. Atene, passata a più miti consigli dopo le rivendicazioni iniziali sul taglio tout court della quota capitale, chiede “almeno” di avere più tempo per pagare gli interessi sui propri titoli di Stato se manterrà l’impegno di tenere i bilanci in attivo. Concessioni simili a quelle già concesse nel 2012 al governo di Antonis Samaras, e grazie alle quali oggi di fatto gli esborsi della Grecia si fermano al 2,6% del pil annuo, una percentuale ben inferiore a quella (4%) sborsata nel 2014 dall’Italia e da tutti gli altri Paesi “periferici” dell’Eurozona. Ma Tsipras ha bisogno di un risultato su questo fronte da poter “spendere” di fronte al Parlamento, che dovrà dare il via libera all’accordo con i creditori. E la questione è scottante dopo che mercoledì scorso la commissione internazionale di esperti incaricata dal Parlamento ellenico di effettuare un audit sul debito è arrivata alla conclusione è che quello contratto tra 2010 e 2015 non va onorato perché è il risultato di “accordi con la troika che violano i diritti umani“.
Il ministro dell’Economia Giorgios Stathakis ha detto che “per il momento” non ci sarà un accordo sul taglio del debito ma si aspetta che i governi dei Paesi partner si impegnino a metterlo in agenda per i prossimi mesi. E la cancelliera Angela Merkel, uscendo dal vertice di lunedì sera, ha ammesso che “la questione della sostenibilità finanziaria del debito deve far parte dell’accordo” e “in seno all’Eurogruppo bisognerà anche parlare delle condizioni di finanziamento”, anche se “non si discute di ristrutturazione”. Senza aver prima sciolto questo nodo appare difficile affrontare le trattative sul terzo piano di aiuti da almeno 40 miliardi, di cui Atene avrà inevitabilmente bisogno una volta concluso quello attuale.