“Legalizzala”, recita quello che forse è il suo brano di maggior successo. Dai tempi di “Ohi Maria” e degli Articolo 31 sono passati più di vent’anni, ma J-Ax (all’anagrafe Alessandro Aleotti) non ha cambiato idea: l’Italia deve liberalizzare il consumo della marijuana. E lo ha ribadito anche giovedì sera, ospite nel corso di Rosso di sera, l’evento organizzato da Michele Santoro a Firenze. Semmai è cambiato l’approccio: visto che la battaglia ideologica non ha portato a nulla (“la situazione non si è smossa di un centimetro”) meglio far leva sull’aspetto economico: “L’italiano sviluppa empatia solo se gli si ingrassa il portafoglio. Bisogna fare come fanno i politici”.
J-Ax, lei è sempre stato testimonial della campagna per la liberalizzazione delle droghe leggere. Perché?
Perché sono un libertario. L’individuo pensante non vuole più vivere in una società dove è legale il whisky e illegale un’altra cosa che fa meno male, solo perché alcune persone per alcuni interessi hanno deciso così. È fondamentalmente una questione di libertà.
Però ultimamente ha cambiato argomenti: non più per la libertà, ma per i soldi…
Sì, in Italia le cose si fanno solo se le vogliono i poteri forti: le banche, i governi, l’economia. Allora forse la soluzione è questa: coinvolgiamoli. Magari se lo Stato guadagna un tot per ogni canna che ci fumiamo le cose cambiano. È un approccio utilitaristico. E vista la risonanza che hanno avuto le mie parole posso dire che sta funzionando.
Quanto potrebbe guadagnarci l’Italia dalla liberalizzazione?
Non sono un esperto, non sta a me dirlo. Ma sicuramente parliamo di miliardi e miliardi di euro: solo da me e dai miei amici chissà quanti soldi arriverebbero! Cominciamo a dire alla gente che grazie alla marijuana possiamo abbassare le tasse, o aumentare le pensioni. E vediamo quanti sono a favore e quanti contro. Anche perché c’è un aspetto che gli economisti non considerano…
Quale?
Il turismo. Ma ve lo immaginate cosa diventa l’Italia con la legalizzazione delle droghe leggere? Vai a vedere i monumenti di Roma e Venezia, o vai al mare al Sud. E poi ti fai una bella canna. Sbaragliamo tutti, facciamo fallire l’Olanda. Però dobbiamo essere rapidi a non farci fregare l’idea dalla Spagna o dalla Grecia.
Tutto molto lineare. Perché allora non si fa nulla?
Purtroppo la lobby dei conservatori in Italia è forte: sono convinto che se mai arrivassimo vicini, succederebbe il finimondo. E poi c’è un altro problema: forse chi ci guadagna adesso non vuole mollare l’enorme business che ha in mano. La legalizzazione sarebbe una spallata clamorosa alla criminalità organizzata. In Italia c’è davvero la volontà, o la forza di darla? Me lo chiedo spesso.
Ma davvero non ci sono contro indicazioni?
Certo che ci sono. Come per tutti i vizi, né più, né meno. Basta proibizionismo, è un atteggiamento scimmiesco. Non se ne può più della storia che la canna è il primo passo verso le droghe pesanti. Quello è un discorso di predisposizione, soggettivo. Posso fare qualche esempio?
Prego…
L’alcolista comincia con un bicchierino la sera a cena, ma nessuno si sognerebbe mai di vietare la produzione di vino. Anche il maniaco sessuale parte con una sega. Ma per fortuna non tutti i ragazzi che si masturbano diventano stupratori. (Questa la scriviamo eh! – insiste, ndr).
La sua battaglia va avanti sin dagli inizi della sua carriera. Cosa è cambiato in tutti questi anni?
Nulla, non è cambiato nulla. Anzi, la Fini-Giovanardi aveva anche peggiorato le cose. È una grande delusione vivere in un Paese che non va avanti. Anche se secondo me oggi è mutato l’atteggiamento dell’opinione pubblica.
In che senso?
Non ci sono più i pregiudizi di una volta. Ormai pure le forze dell’ordine sono stanche di perdere tempo dietro ai ragazzini che si fanno le canne. E penso che anche i politici contrari non credono più alle storie che raccontano. È tutta propaganda. Forse solo Giovanardi la pensa sempre uguale, ma quello è un caso a parte.
E lei? Il suo atteggiamento è cambiato rispetto a 20 anni fa?
Non penso più che la marijuana faccia bene e basta, che l’erba salverà il mondo. Quella è una visione romantica che si può avere da ragazzi. È passato tanto tempo, siamo tutti più cresciuti. Adesso affrontiamo la questione da un punto di vista razionale.
Però, ci dica la verità: lei le canne se le fa ancora?
Assolutamente no: ora ho 42 anni, non fumo da decenni. Sai, anche le forze dell’ordine leggono il Fatto…
Da Il Fatto Quotidiano del 21 giugno 2015