Il bilancio del 2014 del gruppo Rai, come riportato da varie fonti d’informazione, si è chiuso con un utile di 57,9 milioni (dopo la perdita record di 244,6 milioni del 2012).
Nel 2014 sono accaduti alcuni fatti rilevanti che hanno avuto un impatto diretto sulla gestione:
- Il governo ha tolto alla Rai (D.L. 24 aprile n. 66, convertito nella legge n. 89) 150 milioni d’introiti da canone. Un’operazione del tutto inattesa e di cui non si è compresa la logica (formalmente legata alla spending review), e che nei fatti ha disequilibrato il mercato poiché ha colpito un solo operatore.
- A novembre c’è stata la quotazione di Rai Way, con la cessione del 35% del capitale. Ciò ha determinato una plusvalenza di 228milioni.
- Nel 2014 c’è stato un pesante onere, circa 90 milioni, per i diritti sportivi (i Mondiali di calcio). Onere che la pubblicità non ha del tutto coperto.
L’utile raggiunto nel 2014 è stato quindi conseguito grazie in particolare alla plusvalenza di Rai Way; non a caso il margine operativo è negativo. È come se si fosse venduta la classica “argenteria di casa” per mantenere lo stesso standard di vita, rimanendo però patrimonialmente più poveri. I problemi dell’azienda sono così solo rinviati.
Problemi che nascono dal calo dei ricavi e dall’incapacità (o impossibilità) di contenere i costi industriali, quelli del personale e delle spese di gestione.
Il grafico evidenzia il calo dei ricavi, che accentua, fra l’altro, il divario con il diretto concorrente, Mediaset. Calo che deriva da più fattori: dalla consistente evasione del canone (superiore al 30%), mentre negli altri paesi europei l’evasione è inferiore al 10%; dalla crisi del mercato pubblicitario, che penalizza in particolare la Rai; dalle storiche carenze sul versante delle vendite commerciali.
Dovesse (com’è verosimile) proseguire il trend, sarà inevitabile incidere pesantemente sui costi di gestione, sul personale e sui programmi, e ciò rischia di mettere ulteriormente ai margini l’azienda.
Mediaset opera anche nella pay e ha comprato i diritti della Champions; Sky ha acquisito la terza rete free (Mtv) e produce Romanzo Criminale e 1992; difficile dire quali siano le nuove iniziative della Rai.
Il personale della Rai ammonta a circa 12mila unità, quello di Mediaset a 5,6mila (l’incidenza del costo del lavoro sul fatturato per Rai è pari al 38% e al 16% per Mediaset). Il divario è consistente, e seppure la Rai svolga più attività (la radio, l’informazione regionale, una maggiore autoproduzione) dovrà essere inevitabilmente diminuito.
Più che dei tagli generalizzati si dovrebbe decidere di vendere-chiudere le attività non più funzionali alla missione di servizio pubblico.
Il nuovo vertice che, a breve, varcherà il cancello di viale Mazzini, si troverà ad affrontare problemi serissimi.
Speriamo che non si ripeta una “storia” che nel passato è accaduta spesso. Ogni nuovo vertice (CdA e direttore generale), espressione in diversi casi di nuovi equilibri politici, tende a criticare i predecessori, arrivando a drammatizzare oltremisura sullo stato dei conti economici (un sistema utile, fra l’altro, a far passare, in modo meno indolore, le nomine). Infatti, i primi bilanci segnalano spesso il rosso. Si arriva a praticare uscite “forzate” del personale nella logica, corretta, del contenimento dei costi. Alla fine del mandato, quasi “miracolosamente”, il bilancio torna in utile e il personale ritorna, grazie a nuovi ingressi, a essere pari a quello che c’era all’inizio del mandato.
In Rai c’è sempre stata una sottovalutazione dei problemi legati al bilancio. “Una soluzione ai problemi del conto economico si troverà”: così si pensa da sempre in Rai. D’altronde le nomine sono il vero obiettivo di ogni nuovo vertice.
Si stia attenti, però: alla lunga il bilancio può anche esplodere!
P.s: nel precedente post avevo segnalato che Cielo avrebbe trasmesso in diretta la MotoGp anche dopo il Gran Premio d’Italia. Invece il successivo gran premio è andato in onda in differita.
Mi scuso con i lettori per l’errata informazione.