Il sottosegretario di Ncd si difende davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sui centri di accoglienza e punta il dito sul prefetto di Roma, ex capo della Protezione Civile, in relazione alla nomina dell'uomo della cupola per l'affare migranti come consulente del Cara di Mineo: "Mi diede lui il via libera"
Respinge ogni accusa e tira in ballo il prefetto di Roma Franco Gabrielli. Davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui centri di accoglienza, va in onda l’autodifesa di Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura, indagato per turbativa d’asta dalla procura di Catania per gli affari del Cara di Mineo. Appena ieri la Camera aveva bocciato la mozione di censura di Sel e M5S contro il luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia. “Io ho un’imputazione provvisoria per turbativa d’asta continuata che riguarda il periodo dal 2011 al 2014 senza che sia individuata però nessuna condotta illecita specifica” ha spiegato Castiglione, che da presidente della provincia di Catania era il soggetto attuatore del Cara di Mineo.
Il centro richiedenti asilo in provincia di Catania è finito coinvolto nell’inchiesta Terra di Mezzo della procura di Roma: consulente del Cara era infatti Luca Odevaine, l’uomo di Mafia Capitale nel business dell’immigrazione. A volere Odevaine a Mineo fu lo stesso Castiglione già nel 2011: poi la nomina dell’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni venne rinnovata negli anni fino alla designazione nella commissione aggiudicatrice della nuova gara d’appalto da cento milioni di euro per la gestione del Cara di Mineo. Castiglione, però, oggi racconta di aver ricevuto il via libera sul nome di Odevaine da Gabrielli, che nel 2011 dirigeva la Protezione Civile. “Abbiamo avuto un grande rapporto di collaborazione con il prefetto Gabrielli – ha detto il sottosegretario indagato – Anche la nomina di Odevaine come consulente per portare la sua esperienza al Cara di Mineo io la chiesi al commissario delegato, il prefetto Gabrielli, che mi rispose con un nulla osta in ordine al conferimento dell’incarico in considerazione dell’importanza e della delicatezza della gestione del centro, della nota professionalità posseduta dal dottor Odevaine”.
Ma non solo. Perché lo scaricabarile di Castiglione non si ferma all’attuale prefetto di Roma, ma coinvolge anche alcuni esponenti politici del Pd: dal presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che era vicepresidente dell’unione provincie italiane quando il presidente era Castiglione, fino allo stesso Walter Veltroni. “Oggi – ha continuato Castiglione – parliamo di Odevaine leggendo la rassegna stampa ma voglio sapere se nel luglio del 2011 qualcuno poteva mettere in discussione la professionalità del dottor Odevaine. Se io non ho avuto alcun dubbio, nessun dubbio ha avuto il presidente Zingaretti, che stimo, a nominarlo comandante della Polizia provinciale di Roma, nessun dubbio avrà avuto la Melandri a nominarlo consigliere ai Beni culturali, nessun dubbio ha avuto il sindaco Veltroni”.
In alcune intercettazioni agli atti dell’inchiesta della procura di Roma, lo stesso Odevaine fa cenno al suo rapporto con Gabrielli e Castiglione. “Quando Gabrielli mi chiese di andare giù a Mineo,cominciai a fare un ragionamento con Giuseppe Castiglione parlai con Francesco, perché mi sembrava che non si potesse gestire tutta quella roba solo in Sicilia con i locali e quindi poi gli ho presentato Castiglione. Feci subito un ragionamento a Francesco, dissi guarda io questa volta vorrei, non regalare le cose insomma, visto che finendo di lavorare in Provincia, almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure per me”.