L'ex viceministro abbandona il partito insieme alla deputata Monica Gregori: "Il partito è diventato sempre più attento all'establishment, a Marchionne, alla finanza. L'Italia è subalterna e le parole di Renzi sulla Grecia lo dimostrano". E si commuove: "E' una scelta di vita". Ora l'obiettivo diventa un nuovo polo a sinistra con gli altri fuorisciti e Sel
L’unico interrogativo è come sia stato possibile che non sia accaduto prima. Dopo litigi e scontri quasi quotidiani Stefano Fassina lascia il Partito democratico. L’ultimo strappo, in un rapporto che era diventato difficile ormai da più di un anno (da quando cioè Matteo Renzi è diventato segretario del Pd: “Fassina chi?”), si è verificato sul disegno di legge sulla Buona scuola: “Servivano 4 correzioni profonde per migliorarlo – dice Fassina – Si è messa la fiducia, si è chiusa ogni possibilità di dialogo e si è voluta fare l’ennesima forzatura”. Con Fassina esce dal partito anche la deputata Monica Gregori, 35enne di Tivoli. Fassina ha detto di non riconoscersi più nel Pd che è diventato un partito “sempre più attento all’establishment, a Marchionne, alla finanza internazionale, ai rappresentanti di un management che sempre più invade le strutture dello Stato”. Un’ufficializzazione che segue il primo annuncio che il deputato romano ha fatto al circolo di Capannelle: “L’ho fatto in un circolo della periferia di Roma perché lì sono le mie radici, le persone che dobbiamo rappresentare e alle quali dobbiamo dare risposte”.
Uscire per andare dove? Non all’opposizione, precisa Fassina, “vogliamo essere costruttivi”. Ma di sicuro la direzione è quella verso Pippo Civati, verso Sergio Cofferati, cioè coloro che lo hanno preceduto nell’addio al partitone dove sono nati e cresciuti politicamente. Fassina si è infatti commosso parlando proprio con Civati che di rimando gli ha risposto: “Non è un funerale”. E Fassina, commosso, di rimando: “Come sai, essendoci passato prima, è una scelta sofferta, una scelta di vita”. Fassina e Gregori indicano la data del 4 luglio quando parteciperanno a un appuntamento a Roma, al teatro Palladium, in cui parteciperanno tutti i fuoriusciti, compreso Luca Pastorino, l’ex deputato che si è candidato in Liguria e accusato da Raffaella Paita – la candidata del Pd – di aver causato la sua sconfitta. Civati, Cofferati, Pastorino: tutti esponenti che, dice Fassina, “si sentono abbandonati dal Pd: ci ritroveremo tutti per avviare un percorso politico sui territori, un percorso che possa raccogliere le tante energie che si sono rifugiate nell’astensionismo”. Di certo Civati e Sel allargano le braccia. “Con Fassina e Gregori lavoreremo benissimo” dice il primo. “Ora con lui, Civati e molti altri, al lavoro per un nuovo soggetto politico di sinistra” aggiunge il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni.
Per l’ex viceministro “il Pd si è riposizionato in termini di cultura politica, di programma, di interessi che intende rappresentare. Il Pd è sempre più attento ai Marchionne, agli uomini della finanza internazionale che oramai dilagano in tutte le amministrazioni pubbliche di carattere economico, un Pd che in Europa continua a essere subalterno a una politica economica fallimentare e che mette in difficoltà gli interessi dell’Italia”. A dimostrarlo ci sono, per Fassina, “le dichiarazioni di Renzi sulla Grecia” che “confermano la subalternità dell’Italia a un ordine imposto dalla Germania e dagli organismi dell’eurozona che è sempre più pericolosa per la tenuta economica, sociale e monetaria dell’Unione. Lasciamo il Pd ma vogliamo continuare e rafforzare l’impegno per dare una rappresentanza politica al mondo del lavoro, della scuola, della piccola impresa che non hanno una rappresentanza politica adeguata”.