Ero ancora adolescente quando Red Ronnie proponeva nel suo Roxi Bar uno dei gruppi che hanno più di tanti altri segnato la storia dell’underground musicale europeo: gli Ulan Bator.
Il leader della band francese, Amaury Cambuzat, ha poi attraversato, come impavido corsaro del suono, alcune tra le formazioni più importanti della scena sperimentale e d’avanguardia del vecchio continente, come i tedeschi Faust, pilastri portanti del rock progressive di matrice teutonica. Quanto stupore, misto a sincera incredulità, ritrovare lui, il fondatore degli Ulan Bator in carne e ossa, quale mentore musicale al matrimonio di quel tuo amico di vecchia, vecchissima data che sfruttando il crowdfounding col quale il musicista parigino ha deciso di finanziare l’ultimo dei suoi lavori (‘Amaury Cambuzat Plays Ulan Bator’) si è aggiudicato un concerto su misura da tenersi nel corso del pranzo nuziale.
Lui, francese naturalizzato italiano, vive felice gli anni della sua maturità, umana e artistica, in una Italia che è, a suo dire, il luogo ideale per chi ha deciso di “vivere per vivere”: parlare, relazionarsi con la gente, fare la propria musica ed esprimersi in un tessuto sociale notoriamente votato alla pluralità. E i francesi? La Francia è oggi, sempre a detta di Cambuzat, un paese dove anime come la sua non trovano più una vera ragion d’essere, dove “chiunque è un piccolo Sarkozy”. E certo, questo paga: paga in politica estera, paga nell’immagine che il mondo ha di un paese che ancora sa di contare e che fa pesare la sua posizione negli assetti geopolitici internazionali.
Ma la vita? La vita, quella vera, Amaury sa di averla trovata nel paese della commedia dell’arte e del neorealismo, di Morricone (a suo dire il più grande compositore esistente) e Sorrentino, regista per il quale Cambuzat fa un “tifo incondizionato”: piacciano o meno i suoi film (per lui il vero capolavoro, meritevole di premio Oscar, non è ‘La grande bellezza’ ma ‘This must be the place’) è un ricercatore e un visionario, un’eccezione nel panorama cinematografico internazionale.
E la musica? Ai concerti con la sua band storica affianca l’attività da solista, un’attività che lo vede intransigentemente orientato verso scelte poco o per nulla negoziabili: nessuna etichetta ma solo tanti entusiasti finanziatori privati, via crowdfounding, per l’ultimo dei suoi lavori, il già menzionato Amaury Cambuzat Plays Ulan Bator, un album accompagnato da un libro di suoi stessi disegni evocativi dei testi: “E’ un lavoro composto da dieci dei brani degli Ulan Bator riproposti in chiave acustica – mi dice Amaury -. Un disco intimo sicuramente più adatto a chi segue già il gruppo, ma anche abbastanza rappresentativo per scoprire la mia musica”. Musica dove la parola ‘indipendente‘ non è una semplice etichetta appiccicata e posticcia utile solo a creare un brand, rientrare in una certa corrente e infine vendere qualche copia in più: musica dove il concetto di indipendenza è colonna portante, essenza viva di una produzione che è prima ancora vera espressione artistica.
“La chiave acustica inoltre mi ha permesso, con arrangiamenti nuovi, di raggiungere dal vivo i più giovani che non avevano avuto ancora l’opportunità di sentire gli Ulan Bator” dice Amaury. Una chiacchierata piacevole, tra dessert di ogni genere e un ballo degli sposi sulle note dei ‘Blur di Country house’ e dei Cure di ‘Boys don’t cry’; una chiacchierata durante la quale, oltre a scoprire una persona sinceramente e autenticamente interessata a ogni genere di argomento (non solo musica e cinema ma tanta politica e altrettanta filosofia: “Com’è possibile che gente come Platone migliaia di anni fa aveva già capito tutto? E come può questa Europa pensarsi davvero senza la Grecia, con tutto ciò che la Grecia esprime e significa nel nostro contesto continentale? La vita non è solo economia”), scopriamo anche un estimatore sia del Battiato sperimentale degli anni Settanta che di quello successivamente pop, finanche nelle sue storiche collaborazioni con Alice.
E oggi? Su cosa lavora attualmente Mauri? “Con tanta calma e pazienza sto preparando un album nuovo come Ulan Bator (gruppo), che dovrebbe uscire durante l’anno 2016. E’ ancora tutto in cantiere quindi non posso dare date precise”.
Un artista vero, un musicista che mantiene la sua eleganza anche quando, giocando a ping pong con lo sposo, viene sconfitto per due volte consecutive e, senza colpo ferire, si fa arbitro della partita successiva, quella nella quale il sottoscritto avrà l’onore e la gioia di riscattarlo.