Un sacco con nove chili di marijuana fa scattare le manette ai polsi Domenico Scarantino, fratello maggiore di Vincenzo, il falso pentito che con le sue dichiarazioni depistò le indagini sulla strage di via d’Amelio. Scarantino, che ha precedenti penali per traffico di droga, era stato pedinato dagli uomini della sezione antidroga della squadra mobile di Palermo e localizzato nei pressi di Giacalone (cittadina alle porte del capoluogo siciliano), in compagnia di un complice, Giacomo Di Maio, 34 anni: i due uscivano da un casolare, all’interno del quale è stata trovata una piantagione di marijuana con 230 piante, per un valore di circa 400 mila euro.

Anche Vincenzo Scarantino aveva precedenti per spaccio quando fu arrestato dagli uomini di Arnaldo La Barbera con l’accusa di aver partecipato alla strage in cui morì il giudice Paolo Borsellino. Le dichiarazioni del falso pentito depistarono di fatto le indagini della procura di Caltanissetta. “Mi facevano studiare sul libro di Buscetta per imparare a essere un bravo collaboratore di giustizia, prima degli interrogatori mi dicevano cosa dovevo dire”, ha raccontato di recente l’ex collaboratore di giustizia, al processo Borsellino Quater, in corso a Caltanissetta dopo le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, che ha riscritto le fasi operative della strage.

 

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