La scelta di mostrare solo e soltanto la versione Quadrifoglio Verde – molto più potente delle concorrenti BMW e Mercedes – serve a FCA per dire che con la Giulia fa sul serio. Durante la presentazione Wester allude alle tedesche "noiose", per Marchionne dare "voce alla vera Alfa era un dovere anche morale"
510 CV di potenza non li hanno né la BMW M3 (431) né la Mercedes C 63 AMG (476) né l’Audi S4 (333). Se l’Alfa Romeo voleva andare a colpire i brand premium tedeschi nell’orgoglio, ha fatto bene a presentare la sua nuova Giulia mostrando la sua versione top, la Quadrifloglio Verde, col suo propulsore derivato da quello che la Ferrari produce per la Maserati. Il riferimento al Cavallino è un asso nella manica che FCA voleva giocarsi. Poco importa che gli allestimenti iper sportivi costituiscano una parte marginale delle vendite per tutti i costruttori, qui il messaggio doveva essere forte e chiaro: “facciamo sul serio“. Agli altri motori solo un cenno: saranno tutti d’alluminio.
Del resto della gamma, alla presentazione-evento di ieri sera, ad Arese, neanche l’ombra. Tutte le vetture esposte erano Quadrifoglio Verde (qui i dettagli sulla vettura). Per immaginarsi la Giulia vera – quella che affronterà il mercato reale a partire dalla fine dell’anno, che magari i clienti sceglieranno con un bel turbodiesel e la carrozzeria argento – bisogna mentalmente chiudere un po’ di prese d’aria, cambiare i cerchi e togliere doppio scarico, minigonne e spoiler. Ma ieri no, ieri era la festa dell’Alfa, e pure il suo 105esimo compleanno: la protagonista ha indossato il suo abito più seducente.
A stuzzicare la Case tedesche ci ha pensato anche Harald Wester, numero uno del marchio, che ha dedicato una parte del suo intervento a parlare delle concorrenti. Il mercato offre “auto con le stesse dimensioni, le stesse prestazioni, oggetti utili ma intercambiabili. Perfino i brand premium offrono fondamentalmente lo stesso tipo di prodotto. Ma al volante la differenza si sente? Sì, sono buoni prodotti, certo, ma freddi e tecnocratici, e volendo esagerare persino noiosi”. Secondo Wester, FCA ha invece immaginato il “rinascimento Alfa Romeo”: “È il modo in cui abbiamo scelto i componenti e li abbiamo messi insieme che vi farà sentire la sua differenza”.
Gran parte dell’evento stampa di ieri, che pare sia stata minuziosamente preparato da Marchionne stesso, giocava sull’importanza dell’italianità: italiana la storia, la produzione, la passione. Il momento clou della presentazione – anch’essa in italiano, nonostante la presenza in sala di giornalisti provenienti da tutto il mondo – è stata l’italianissima esibizione del tenore Andrea Bocelli, che ha cantato la romanza “Nessun dorma” di Puccini. Quando la sua voce è esplosa nei “vincerò” finali, è arrivata sul palco la Giulia, e subito dopo l’ad di FCA Sergio Marchionne a concludere l’evento.
Marchionne ha ammesso che gli obiettivi imposti – 400.000 Alfa vendute in un anno entro il 2018 – sono difficili da raggiungere, ma alla portata di un marchio che, grazie alla fusione con Chrysler, può finalmente contare sugli investimenti, il know-how e la rete di vendita necessari. “L’Alfa Romeo è uno dei progetti in cui sono più coinvolto anche emotivamente, uno dei più importanti della mia carriera, ma stranamente nessuno mi chiede perché”, ha detto Marchionne. “Tutti pensano al valore del marchio che si traduce in un’enorme possibilità di business. E sicuramente a me il business non dispiace”.
Ma c’è dell’altro, dice Marchionne: “Negli ultimi 30 anni Alfa si portava dietro un senso di incompiutezza che gridava vendetta. Lasciarla com’era, a competere con i marchi generalisti, avrebbe voluto dire tradirne lo spirito e i valori, e tradire anche tutte le donne e tutti gli uomini dell’Alfa che in oltre un secolo ne hanno plasmato la leggenda. Dare voce alla vera Alfa Romeo era un dovere anche morale e oggi possiamo finalmente dire che è il primo giorno di una nuova Alfa”. Anche il premier Matteo Renzi ha partecipato, via Twitter, ai festeggiamenti: “Che bella la Giulia! bentornata Alfa Romeo #orgoglio #Italiariparte“.