I tre studenti hanno inventato un profilattico in grado di rilevare alcune delle infezioni sessualmente trasmissibili, come la clamidia, la sifilide e l’Hpv. Il preservativo si chiama S.T.Eye (Sexual Transmitted Eye) e cambia colore per avvertire chi lo utilizza della presenza di un ceppo batterico collegato alla malattia.
Per realizzarlo gli studenti hanno avuto l’idea di sfruttare le molecole associate ai batteri e ai virus delle infezioni a trasmissione sessuale più comuni. Il lattice del profilattico ha uno strato interno impregnato di queste molecole che, quando si legano ai virus o ai batteri, diventano fluorescenti avvisando quindi della presenza dell’infezione che a quel punto dovrà essere ulteriormente diagnosticata attraverso le metodiche cliniche. Il prototipo del nuovo profilattico diventa di diversi colori in relazione alla infezione rilevata: viola per l’Hpv, giallo per l’herpes, blu per la sifilide e verde per la clamidia, ed è visibile anche al buio.
Gli studenti hanno dichiarato di aver pensato alla generazioni future ideando questo profilattico, mettendo in atto la prevenzione in due mosse: usa il profilattico per proteggerti e rileva l’infezione per curarti. Non c’è che dire una iniziativa geniale che speriamo le case farmaceutiche sostengano nella realizzazione pratica.
Nell’ultimo notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato a giugno 2013, sul decennio che va dal 1 gennaio 1991 al 31 dicembre 2011, emerge un totale di 90.731 nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse con una media annua di 4919 casi. Le patologie più frequenti sono risultate essere i condilomi ano-genitali (34.435 casi), le cervicovaginiti batteriche da agenti eziologici diversi (8565 casi) e la sifilide latente (8405 casi). Sempre secondo i dati dell’Iss il condom non viene mai usato dal 48,1% delle persone con malattie a trasmissione sessuale e usato solo saltuariamente dal 36,1%.
Insomma siamo ancora lontani da un concetto di salute sessuale intesa come promozione del benessere individuale e di coppia, ma progetti come quelli dei tre ragazzi inglesi possono farci pensare che è possibile fare qualcosa di diverso.