Un uomo a bordo di un'auto scura è entrato in una fabbrica di gas a Saint-Quentin-Fallavier in Isère e ha provocato un'esplosione. Il principale sospetto si chiama Yassin Salhi, ed era già noto ai servizi ma non aveva precedenti giudiziari. Fermate altre 3 persone: la moglie, la sorella e un'amica. Ancora non è possibile affermare se abbia compiuto l'azione da solo o con un complice. Hollande: "Non dobbiamo cedere alla paura, ma sradicare i gruppi responsabili"
A poco più di sei mesi dall’attentato di Parigi alla sede del giornale Charlie Hebdo, un nuovo attacco terroristico ha colpito la Francia. Un uomo a bordo di un’auto intorno alle 10 del mattino è entrato in un’azienda di stoccaggio di gas Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, in Isère, e ha provocato un’esplosione. Nell’attacco due persone sono rimaste ferite e un uomo è morto: si tratta dell’imprenditore proprietario dell’impresa il cui corpo è stato decapitato ed è stato trovato a fianco di un drappo islamista. La testa è stata infilzata a una grata dell’azienda ed è stata ricoperta di scritte in arabo. Il presunto terrorista e principale sospetto si chiama Yassin Salhi ed era impiegato per la stessa azienda. In stato di fermo altre 4 persone: la moglie, la sorella e un’amica. Il fratello si è presentato spontaneamente alle forze dell’ordine ed è stato ascoltato. Non ci sono prove per affermare che fosse accompagnato da un complice, ma le esatte dinamiche dell’azione saranno valutate nelle prossime ore. “Non c’è dubbio che si tratti di un attentato terroristico”, ha commentato il presidente François Hollande.
Il presunto attentatore è stato bloccato da un pompiere poco dopo l’attentato. Salih è residente nella provincia di Lione e il suo domicilio da sei mesi era a Saint-Priest dove viveva con la moglie e i tre figli. “Ho scoperto tutto dalla tv”, ha detto la donna in lacrime intervistata da Europe 1. “E’ uscito questa mattina per andare al lavoro: fa l’autista per la Air Products”. Salih era conosciuto dai servizi segreti francesi: nel 2006 era stato segnalato per “radicalizzazione”, ma non aveva nessun precedente giudiziario.
Nelle ultime settimane ci sarebbe stata la massima allerta per la sicurezza e ci sarebbero stati segnali che lasciavano intendere ci sarebbe stato un attentato: le forze dell’ordine dicono che non si possono escludere nuovi attacchi. Saint-Quentin-Fallavier si trova a una trentina di chilometri da Lione, poco distante dall’aeroporto, e a circa 80 da Grenoble: si tratta di una zona industriale dove ci sono numerose fabbriche di gas. L’Air Products è censito tra gli impianti regolati dalla direttiva Seveso che individua i luoghi sensibili in Europa che devono essere sottoposti a misure di sicurezza particolari.
Salhi e due dei suoi amici erano stati classificati come ‘musulmani duri’, secondo informazioni contenute in due note redatte dai servizi di informazioni generali del dipartimento di Doubs, datate 2013 e 2014. Ne riferisce RTL spiegando che il sospetto attentatore era stato posto sotto attenzione della GGSI l’anno scorso a seguito della redazione di due note informative dei servizi di informazione generali del dipartimento di Doubs nel 2013 e nel 2014. In quei documenti, gli agenti parlavano di Yassin Sahli e di due suoi amici, definiti ‘musulmani duri’ che volevano creare un istituto musulmano a Besançon.
La seconda nota, datata maggio 2014, faceva riferimento ai segni di radicalizzazione di Salhi a seguito di segnalazioni arrivate dal vicinato a Besançon. Gli agenti sottolineavano le sue “assenze regolari e per periodi lunghi, di circa 2-3 mesi senza che sia possibile dire dove si rechi”. Salhi, quando era a Besançon, organizzava delle riunioni nella sua casa con altri individui, a volte vestiti in mimetica e le cui conversazioni fatte sul pianerottolo di casa facevano a volte riferimento alla jihad e al Mali. Nella nota si parlava inoltre di un “brutale” cambiamento di Salhi che aveva perso molto peso e si era rasato la barba. Questa nota aveva fatto sì che Salhi fosse posto sotto attenzione, ma un anno dopo l’allerta Salhi non era oggetto di una vera e propria sorveglianza rafforzata.
“L’attacco è stato condotto per provocare un’esplosione”, ha spiegato Hollande, “faremo ciò che i francesi si aspettano: sradicheremo i gruppi responsabili di queste azioni. La sola risposta è l’azione, la prevenzione e la dissuasione e non l’emozione. Non bisogna cedere alla paura. Dai leader europei presenti a Bruxelles ho ricevuto solidarietà, anche perché sanno che è una cosa che potrebbe succedere anche in altri Paesi”. La sezione antiterrorismo della procura di Parigi ha avviato un’indagine per “omicidio e tentato omicidio in banda organizzata in relazione a un atto terrorista”. Il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, è arrivato sul posto. Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha ordinato di “rafforzare la vigilanza” in tutti i siti sensibili della regione Rodano-Alpi. Non mancano le polemiche sulla gestione della sicurezza nazionale. “Misure decise e forti”, ha commentato la leader del Front National Marine Le Pen, “devono essere prese immediatamente per abbattere l’islamismo. Adesso le grandi dichiarazioni devono finire. E’ il momento dell’azione. Nulla è stato fatto per anni contro il fondamentalismo islamico“.