Il principale obiettivo di queste pagine è quello di combattere i luoghi comuni e le generalizzazioni che riguardano il Sud. Quando qui si parla delle varie declinazioni del divario nord-sud lo si fa per attivare discussioni proficue, che non debbano mai scadere nella banale conflittualità vittimisitico-campanilistica. È un dato che, nel 2015, resistano personaggi che, senza alcun freno inibitorio, si sentono autorizzati ad esprimersi spregiativamente nei riguardi dei cittadini del Sud, spacciando triviale razzismo al tavolo nobile della democrazia, propugnando scelte antisolidaristiche e di mero accaparramento delle risorse. Come ben si vede, il problema, dal piano socio-economico, trasla persino su quello culturale. E una buona scuola servirebbe a chi preferisce le filastrocche al confronto con la realtà.
Con le recenti elezioni amministrative si è assistito a un consistente ricambio della classe politica, nel nostro paese. Dobbiamo aspettarci una musica nuova.
Anzitutto, ci vuole l’energia giusta.
Nelle Regioni meridionali, l’aliquota delle rinnovabili può crescere notevolmente. I recenti moniti internazionali parlano chiaro: bisogna ridurre l’impronta ambientale delle attività antropiche che generano gas-serra. I disattesi impegni di Kyoto già prevedevano questo tipo di scelte. Ma il nostro paese ha fatto poco. Passare dall’economia fossile del petrolio e del carbone a sistemi rinnovabili di vario genere è la via maestra. Al Sud ci sono le premesse per spingersi con coraggio verso l’autosufficienza energetica. Gli enti locali dovrebbero poter fare di più, in questo senso. Il solare integrato negli edifici in Italia è in forte ritardo. Aiutiamolo!
Il modo in cui costruiamo, il futuro e le nostre case
Il settore delle costruzioni è il più energivoro. È responsabile, in Europa come in Usa, del 40% dei consumi energetici. Ma ci sono esempi di costruzioni virtuose, con strutture a telaio come in legno, che possono garantire ai fruitori un azzeramento della bolletta energetica e, all’ambiente, una riduzione drastica delle emissioni inquinanti. Non inquinare, dunque, conviene. Le sperimentazioni della Passivhaus in Trentino-Alto Adige, sono un esempio illuminante. E non pochi costruttori e progettisti lavorano da un po’ a una traduzione dei modelli di Casaclima in latitudini più mediterranee. Gli enti locali possono incentivare il design di “vicinati” (neighborhood) energeticamente autosufficienti come si fa da anni in altri paesi. Spingendosi coraggiosamente oltre, rispetto agli stessi obblighi normativi nazionali. Agevolare la costruzione “energia zero” per diffondere la cultura della costruzione sostenibile.
Fare impresa non dev’essere un’impresa.
Fare impresa al Sud è più difficile. Lo diceva inequivocabilmente il rapporto Bankitalia del 2010. Dai tempi medi di avvio, doppi al Sud e nelle Isole rispetto al Centronord. Ai costi di avvio dell’impresa stessa, che ricalcano questi valori. Con un Pil che su base regionale parla da solo, nel grafico che riporto.
(Fonte: Bankitalia)
Occorrono gli stimoli giusti per fare di più e meglio. Certo, occorrerebbe una rete di infrastrutture efficienti altrimenti i prodotti si muovono con difficoltà e costi più onerosi. O una presenza più pervasiva delle forze dell’ordine sul territorio per arginare le varie forme di criminalità che frenano e succhiano linfa alla libera impresa. Eppure, nonostante tutto, gli ultimi sforzi editoriali del giornalista e scrittore Lino Patruno, illustrano con entusiasmo i numerosi esempi di imprese virtuose e innovative che si incardinano al Sud, instaurando dialoghi complessi tra impresa, ricerca e territorio. Il suo ultimo lavoro, “Il meglio Sud – Attraversare il deserto, superare il divario”, è “un viaggio nel giorno buono di un Sud che entra nel Futuro del mondo tecnologico partendo dal Passato della città di pietra”.
Quindi, favorire il dialogo tra le migliori risorse del territorio, quelle della ricerca e quelle dell’imprenditoria, è uno dei compiti principali per i neoeletti rappresentanti, tenendo bene a mente le aberrazioni degli anni passati. Al Sud, bisogna favorire l’impresa che mette salde radici sul territorio, non quella che su quel territorio insiste solo fino a quando le risorse ci sono. Saltando da un incentivo all’altro e usando il ricorso agli ammortizzatori sociali come arma di ricatto verso l’interlocutore pubblico.
Eradicare i luoghi comuni
Occorre un piano di eradicazioni al Sud: riguarda i luoghi comuni. Ci sono amministrazioni che non funzionano. Ma ci sono anche eccellenti casi di gestione pubblica. Occorre tirar fuori il meglio, rimuovendo ciò che non va. Per farlo, servono infusioni di coraggio nei giovani del Sud: bisogna invitarli a restare, o a tornare, al Sud, per combattere una battaglia dura ma avvincente: quella di veder sorgere un futuro nuovo e generoso sulle nostre terre. Non basta fare spallucce e salutarli in stazione. Quando c’è, la stazione.