A partire da domenica sera terrò un corso di teatro ad Alcatraz (potrete seguirlo in diretta streaming).
Sarà un corso più lungo dei precedenti perché questa volta vorrei arrivare ad allestire dei nuovi testi che realizzeremo insieme agli allievi e a chi seguirà da casa.
La scrittura teatrale è indispensabile per chi desideri allestire spettacoli e recitare: tutto cambia quando racconti una storia che hai costruito. C’è una grande differenza rispetto al rappresentare un copione scritto da altri, che oltretutto magari non ti appartiene pienamente: le parole escono in modo diverso dalla bocca proprio perché le hai già masticate, ne conosci la struttura, il ritmo, l’origine, sono tue.
Cosa racconteremo?
Quello che ci sta intorno, quello che succede, in questo momento drammatico nel nostro Paese fino in Africa e oltre. Gli argomenti non mancano. Le guerre, la disoccupazione, la povertà, la mancanza di speranza, la grande rapina dei politici e delle banche, che ha messo in ginocchio intere nazioni, la corruzione pantagruelica praticata senza vergogna e limite da piccoli uomini con denti affilati, mani veloci e nessuna idea morale, nessun senso della collettività, pietà per gli altri e per se stessi (ma che vita fanno questi lestofanti? Che sogni hanno? Vite senza valore e senza peso. Perché non è possibile assaporare la bellezza del mondo pensando solo ai propri sporchi interessi).
In queste settimane assistiamo al dramma immenso di milioni di persone che fuggono dalle guerre, disposti a morire ammassati sui barconi della vergogna.
Guerre che non sono scaturite da un caso crudele ma da decenni, secoli di ruberie, di colpi di Stato finanziati dall’Occidente, che ora dimentica che Saddam, i Talebani, Bin Laden e perfino l’Isis, sono stati armati, addestrati e coccolati quando facevano comodo agli imperiali. Realizzano sempre le stesse porcate e poi si stupiscono.
E racconteremo di chi oggi vorrebbe ributtare in mare quella marea umana in fuga, dimenticando che le nostre ricchezze derivano in gran parte da una immensa crudele rapina e che verso questi popoli abbiamo un debito enorme che non abbiamo saldato (l’infamia del colonialismo durata secoli).
Racconteremo delle speranze della gente che non si rassegna al vuoto di sentimenti, ideali, solidarietà umana e di un altro modo di immaginare i rapporti tra uomini e donne, un altro modo di sentire l’amore e il rispetto per la natura.
Ma non ci metteremo a fare lezioni ideologiche, perché il teatro è un’altra cosa. Bisogna costruire situazioni, tradurre le idee in storie che si intrecciano, creano attesa, dubbi, capovolgimenti e capriole nella testa di chi ti ascolta. Perché senza stupore non c’è teatro. Troppe volte ho visto buone idee annegate dalla mancanza di senso del racconto, del gusto di inventare macchine paradossali che trascinano lo spettatore oltre i pensieri banali, le soluzioni facili, le idee semplificate.
E questi frammenti di racconti che metteremo in scena non resteranno nel teatro di Alcatraz, li faremo viaggiare sulla rete digitale e potremo vedere subito se sono capaci di volare veramente.
Quindi se vuoi partecipare a questa impresa connettiti, la chat sarà sempre aperta.
Domenica sera alle ore 21,30 presenterò questo lavoro. Poi ogni giorno, dalle 18 alle 20, andremo avanti, fino all’8 luglio (fino alle ore 13). E ogni mattina, dalle 11 alle 13 si lavorerà con Jacopo, su racconti autobiografici, anche questo è un modo per imparare il teatro: partire dalle proprie storie.
Connettiti a www.alcatraz.it e clicca sul televisore. E se manchi un appuntamento potrai rivederlo quando vuoi, nell’archivio