“Ero emigrata per necessità. Dovevo stare via poco, poi sarei tornata a casa. Non è andata così. Oggi so che dovrò rassegnarmi a vivere lontano”. Prima in Australia, poi negli Stati Uniti, e da quasi 15 anni a Cipro. Sabrina Tehilim, origini milanesi, ha i capelli lunghi e mossi del colore del fuoco, indossa due orecchini di perle e un paio di occhiali da vista amaranto. Una vita passata nelle redazioni di alta moda. Non ha perso la classe, ma oggi è terrorizzata dall’età che non ha più. A denti stretti lo confessa: “Ho 57 anni”.

Contrae leggermente le labbra per accennare un sorriso, e mascherare l’imbarazzo, vorrebbe non averlo mai detto, sa però che non può farci niente, e continua: “Vorrei trovare un lavoro in Italia. Mi manca vivere lì. Ho una carriera di tutto rispetto, ho tanto da offrire, sarei disposta a trasferirmi ovunque, sud, nord, isole. Peccato che nessuno risponda alle mie mail”. È da almeno due anni che prova a mandare il curriculum alle aziende, le più disparate, ma non sa neanche se lo leggono. “O se lo leggono secondo me mi scartano per l’età. Che rabbia”.

A Limassol (o Lemesos in greco), città di 180mila abitanti sull’isola di Cipro, dal 2006 è marketing manager per un gruppo di scuole private. “Sono soddisfatta, certo” e tira un sospiro, ma non basta e non si dà pace: “L’economia locale regge grazie a costanti flussi di capitali russi e arabi. Il mio stipendio però è diminuito, fino a due anni fa guadagnavo 1500 euro al mese, adesso 1000, al massimo 1200. E ho un affitto da pagare: 600 euro per 80 metri quadri”.

Era sbarcata sull’isola della dea Afrodite per una vacanza d’estate, invitata da un’amica italiana che viveva lì. “Mi era appena scaduto un contratto di un anno per sostituzione di maternità all’interno di un gruppo editoriale, a Milano, gestivo i rapporti tra le redazioni e gli inserzionisti pubblicitari. A Cipro ho conosciuto dei ragazzi che stavano organizzando un festival jazz e avevano bisogno di un coordinatore. Così mi sono proposta, sono tornata a casa, ho svuotato il guardaroba, ho riempito tutte le valigie e mi sono trasferita qui”. Finita l’esperienza si sono aperte altre porte. “Per due anni ho fatto la caporedattrice in due mensili, uno di moda, l’altro di lifestyle, in lingua inglese. Poi l’editore è stato assorbito da un altro gruppo, che ha cambiato linea, licenziato alcuni colleghi, e io ho che avevo ancora il mio posto, ho deciso di mollare perché a quelle condizioni non mi sarei adattata”.

Sabrina parla greco e inglese fluentemente. Sidney è stata la sua prima fuga all’estero per sbarcare il lunario. Era il 1991. “Caporedattrice di tre riviste di moda trimestrali per un anno poi il gioco non valeva più la candela. Mi riuscivo a mantenere a malapena. La vita là costa cara. Allora sono ritornata a Milano. Qui un magazine, sempre di moda, cercava un corrispondente per Miami. Senza pensarci due volte, mi sono fatta avanti. Ho avuto un contratto di collaborazione per due anni. Nel frattempo ero diventata promoter di una famosa azienda di elettronica per il mercato sudamericano. L’avventura è durata due anni”.

Quando aveva 20 anni sognava di fare la biologa in ospedale. “Mi sono laureata in biologia nel 1980 ma senza gli agganci giusti non entravi da nessuna parte. Avevo una sorella che lavorava nel giornalismo. Grazie ai suoi contatti ho iniziato a fare l’assistente editoriale per un magazine, poi ho lavorato per tre anni per una trasmissione su moda e bellezza e due riviste abbinate. Se volevo proseguire in questo campo, dovevo entrare nell’ordine dei giornalisti, che con la testa di allora non approvavo”.

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