Assolto “per non aver commesso il fatto”. Per Filippo Marcello Tutino, accusato di essere stato il basista della strage di via Palestro in cui il 27 luglio 1993 sono morti il vigile Alessandro Ferrari, i pompieri Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, e Moussafir Driss.
I giudici della prima Corte d’Assise hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti il 7 gennaio 2014 per concorso in strage pluriaggravata dalla finalità di terrorismo e da quella di agevolare l’attività della mafia siciliana. Il pm di Milano Paolo Storari aveva chiesto l’ergastolo. A Tutino venne notificata in carcere l’ordinanza dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza. L’attentato a Milano, aveva sostenuto la pubblica accusa durante la requisitoria il pm, “si inserisce nella più ampia strategia stragista di Cosa Nostra”. La Presidenza del Consiglio aveva chiesto un risarcimento di 15,5 milioni di euro.
Tutino è in cella ad Opera per la condanna inflitta dal gup di Palermo a 10 anni e otto mesi di reclusione per essere un affiliato alla famiglia mafiosa dei Brancaccio. All’imputato veniva contestato il reato in concorso con mandanti ed esecutori materiali dell’attentato di via Palestro, tra cui, tra gli altri, Toto’ Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano e Formoso, Matteo Messina Denaro, lo stesso Spatuzza e il fratello Vittorio Tutino.
Nella strage, che avvenne davanti al Pac (Padiglione d’Arte Contemporanea) e che fu realizzata con un’auto imbottita di esplosivo, rimasero ferite anche 12 persone. Tutino, secondo l’accusa, avrebbe partecipato al furto dell’auto e avrebbe fornito supporto logistico agli esecutori materiali, “in quanto conoscitore della città di Milano”, dove aveva vissuto tra il ’91 e il ’92.
Secondo il pm, quella strage si inseriva “nella più ampia strategia stragista che andava da Capaci, passando per via D’Amelio, via dei Georgofili, l’attentato a Maurizio Costanzo e il fallito attentato allo stadio Olimpico“. In questa vicenda di via Palestro, aveva aggiunto il pm, “nessuno ha parlato, sono rimasti tutti zitti, tranne Spatuzza le cui dichiarazioni come ‘traccia’ su questa come su altre vicende, come è stato dimostrato negli anni, sono attendibili e riscontrate”.
Nel giudizio si erano costituite parti civili anche i familiari delle vittime, il Comune di Milano e la Regione Lombardia.