Maglie più larghe per gli evasori, sanzioni meno pesanti per chi nasconde al fisco meno del 3% del dovuto, multe ridotte per i contribuenti che non presentano la dichiarazione dei redditi ma rimediano entro un anno, spazio alla mediazione per ridurre i contenziosi con le Entrate. Secondo il premier Matteo Renzi, i cinque decreti attuativi della delega fiscale varati venerdì in extremis dal Consiglio dei ministri sono “un passo gigantesco per la semplificazione”. E per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan fanno “chiarezza sui limiti per i reati come la frode distinguendoli dai reati minori e modulando le sanzioni in modo da rispettare il principio di proporzionalità”. Ma la modulazione si traduce appunto, in molti casi, in un salvacondotto per comportamenti fraudolenti. Arriva poi una soluzione per l’impasse determinato dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima l’attribuzione di incarichi dirigenziali a 800 funzionari delle Entrate: per regolarizzare la loro posizione verrà bandito un concorso pubblico per soli esami. Ma ci vorrà tempo e nel frattempo sui loro atti incombe il rischio della decadenza: la Commissione tributaria della Lombardia ha sancito nei giorni scorsi che gli avvisi di accertamento da loro firmati sono invalidi con effetto retroattivo.
A prevedere un allargamento delle maglie è in particolare la norma attuativa che riforma il sistema sanzionatorio in materia fiscale. Si tratta dello stesso decreto che finì sul tavolo del consiglio dei ministri la vigilia di Natale del 2014 ma fu poi bloccato e ritirato dopo le polemiche sull’articolo “salva Berlusconi“, quello che escludeva la punibilità della frode se le cifre in ballo fossero state inferiori al 3% dell’imponibile dichiarato. La nuova versione, come annunciato dal premier Matteo Renzi, non contiene più quel comma. In compenso però depenalizza con ancora più generosità alcune tipologie di evasione. L’omesso versamento Iva sarà punibile per esempio solo se l’imposta evasa supera i 250mila euro, cinque volte il limite attuale che è di 50mila. Al di sotto di quella soglia, solo sanzioni amministrative. Nel testo originario il tetto era più basso, 200mila euro.
Dichiarazione infedele punibile solo se l’imponibile evaso supera i 3 milioni
La frode fiscale sarà reato solo oltre gli 1,5 milioni – Confermato poi l’innalzamento di tre volte, da 50mila a 150mila euro, della soglia di non punibilità per la dichiarazione infedele. Reato (punito con il carcere fino a tre anni) che scatterà comunque se l’imponibile evaso supera i 3 milioni, contro i 2 milioni precedenti. Non solo: chi porta in deduzione costi che non potrebbero essere detratti, riducendo così in modo indebito l’ammontare dovuto, non sarà punibile penalmente se i criteri applicati sono stati indicati nel bilancio. E in ogni caso non saranno punibili le valutazioni che differiscono meno del 10% da quelle corrette. L’altro delitto per cui è previsto un ritocco a favore del colpevole è la frode fiscale: per finire in carcere occorrerà poi non dichiarare più di 1,5 milioni di euro, mentre oggi ne basta uno. L’unica misura pro-evasori che scompare del tutto rispetto alla prima stesura è la non punibilità per chi emette false fatture sotto i mille euro, punita con la reclusione da 18 mesi a 6 anni.
L’omessa presentazione della dichiarazione scatterà solo se l’imposta evasa è superiore ai 50mila euro, non più 30mila come ora. E il contribuente che non l’ha consegnata entro i termini avrà un anno per farlo, pagando metà della sanzione base. Un bel risparmio, considerato che attualmente basta un ritardo di 90 giorni per vedersi applicare una sanzione del 100%. Se poi il fisco scopre una inadempienza “lieve”, cioè pari a meno del 3% della maggiore imposta accertata, in nome della proporzionalità la multa sarà ridotta di un terzo.
Viene ridotto dall’8 al 6% l’aggio che Equitalia incassa come compenso per l’attività di riscossione
Per pagare a rate basterà fare richiesta dichiarando “temporanea difficoltà” – Il decreto sulla semplificazione delle norme in materia di riscossione estende la possibilità di accedere al pagamento delle tasse a rate: basterà una semplice richiesta del contribuente che dichiari di essere in condizioni di temporanea difficoltà. In più chi è decaduto dal beneficio perché moroso potrà rientrare in gioco pagando cinque delle rate arretrate. Viene poi ridotto dall’8 al 6% il controverso aggio che Equitalia incassa come compenso per l’attività di riscossione. Il governo ha anche avviato la revisione delle detrazioni fiscali, una delle misure previste dal Documento di economia e finanza: dal 2017 non saranno più automatiche, ma ogni anno in legge di Stabilità saranno inserite proposte per modificarle, ridurle o abolirne una parte.
Per ridurre il contenzioso tributario si dà infine ai contribuenti la possibilità di ricorrere alla mediazione per tutte le controversie con il fisco (anche quelle con gli enti locali e le controversie catastali) e non più solo per gli atti dell’Agenzia delle Entrate con valore superiore ai 20mila euro. Lo strumento della conciliazione si applicherà poi anche al giudizio di appello mentre fino ad ora riguardava solo le cause di primo grado.