Il paradiso terrestre esiste, almeno se siete appassionati di motori, e si trova in Inghilterra, a Goodwood, nel West Sussex. I problemi sono che esiste solo per quattro giorni all’anno e accoglie al massimo 150.000 anime. Ladies and gentlemen, benvenuti al Festival of Speed, il luogo dove i sogni dei grandi si mescolano a quelli dei bambini e dove ogni stranezza o follia diventa realtà. La creazione di questa sorta di “paese dei balocchi” per adulti si deve a Charles Gordon-Lennox, un conte britannico che cercava un’idea diversa da capre, pecore e legname per sfruttare la sua proprietà sulla contea di March, dove egli stesso vive all’interno del seicentesco castello di Goodwood House. Spiegare questo happening a parole non è semplice, bisogna immaginare una classica tenuta inglese, piena di verde e silenziosa, invasa dal rombo di auto di ogni tipo ed epoca, di motociclette e anche di aeroplani.

È una sorta di grande Salone dell’auto all’aperto, dove però gli stand (faraonici) delle Case occupano una zona circoscritta, da uno dei due lati del tracciato. Sì, perché nel Festival of Speed la velocità c’è sul serio e non è solo un modo di dire. Che ci si presenti con una specie di carrozza a motore dei primi del Novecento o con una Formula 1 degli Anni 70, con una vettura da rally Gruppo B o con un prototipo di Le Mans, con una Nascar americana o con una supercar contemporanea, bisogna percorrere la hillclimb, ovvero un tratto in salita di 1,86 km protetto da balle di fieno e circondato dal pubblico impazzito. Non si deve per forza farsi cronometrare, una passerella è sufficiente, ma sarebbe “inappropriato” non spingere a fondo il pedale del gas e scatenare le urla selvagge di motori nati per vivere sulla soglia del limitatore.

Due lati, dicevamo, perché quello non occupato dalle Case è una sorta di grande paddock aperto a tutti e vive di pura passione. Le auto, tutte quelle che corrono nella hillclimb, sono lì, a un centimetro dal pubblico e con molto rispetto si possono anche toccare. E poi Goodwood è democratico, perché tranne un paio di aree riservate, mette tutti sullo stesso livello. Così mentre tieni in braccio il tuo bimbo (con le stupende cuffie anti-rumore), puoi trovarti a chiacchierare con Ken Block o con qualche leggendario pilota degli anni 80. Poi, mentre scendi le scale di uno dei due ponti che attraversa la pista, ti chiede permesso un centauro che fa altrettanto con una moto da trial. Se invece punti gli occhi verso il cielo puoi vedere le evoluzioni dei caccia della RAF, ma anche di qualche pazzo che tiene in perfetta efficienza un aereo della seconda guerra mondiale.

Tutto questo senza contare le decine di simulatori con i videogames, le aree test drive, i concorsi di eleganza, le aste, le centinaia di supercar dei privati, le mostre di veicoli particolari (tipo quella di tutte le auto di Steve McQueen) e quelle scambio per comprare e vendere mezzi d’epoca – in Gran Bretagna si fa tutto “al volo” firmando un foglio – insomma, un evento che non ha eguali nel mondo. È talmente importante e amato dalla gente che il Regno Unito non ha un Salone importante, perché tutti vengono qui. E se pensate che una cosa del genere sia inutile, la risposta è nei numeri: quattro giorni di Festival creano 70 milioni di sterline di giro di affari, di cui 25 riguardanti l’economia locale, danno lavoro a 600 persone e riempono 34.000 camere d’albergo, portando nelle casse del Governo circa 8,5 milioni solo di VAT (la nostra IVA).

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