Filippo Cogliandro ha un ristorante a Reggio Calabria. Professione tranquilla, direbbe qualcuno, ma non in una terra di mafia, malaffare e sbarchi. “Denunciare e far arrestare gli esponenti della ‘ndrangheta che mi chiedevano il pizzo è stata la scelta più importante della mia vita”, racconta l’imprenditore, molto vicino a Libera, il movimento di don Ciotti. Ma c’è di più perché due anni fa ha chiesto al Tribunale dei Minori l’affidamento di due migranti arrivati in Italia con i barconi. Un ragazzo senegalese, Salihu, e uno del Gambia, Abdou, che oggi hanno 18 anni e che sono stati assunti con regolare contratto come aiuto cuoco nel suo ristorante. “Li ho conosciuti a un corso di cucina etnica organizzato nel centro di accoglienza”, ricorda Cogliandro. “Il mio sogno è quello di diventare uno chef come Filippo, ritornare in Gambia e aprire un ristorante lì. – confessa Abdou – perché quando guardiamo la televisione e ci accorgiamo che i politici ce l’hanno con noi” di Lucio Musolino
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