Zonaeuro

Grecia: cartoline dalla crisi /1

Mentre esperti, politici, economisti, giornalisti disegnano ogni giorno tutti gli scenari possibili del dopo-referendum, in un’isola sperduta dell’Egeo, tra turisti stranieri disorientati e greci rassegnati, la discussione politica entra, lentamente, nel vivo. Con esiti imprevisti. E un inguaribile fatalismo.

27 giugno 2015

“Ma come non ha sentito?”, mi dice la signora Francisca, proprietaria del Bed and breakfast. Avrà 60 anni, capello grigio corto curatissimo con ciuffo sbarazzino e una stazza da maratoneta del Gyros-Pita. Cammina su è giù per il cortile con la sua palandrana blu e fuma a grappolo sigarette che si rolla da sola al tavolo della reception.
“E cosa dovrei aver sentito?”, dico io che in realtà mi sono appena svegliato e stavo solo cercando di farmi dare un asciugamano pulito.
“Stanotte Tsipras ha detto che si farà un referendum sull’euro”.
“Cosaaa? E quando?”.
“Domenica, domenica 5. Lei sarà ancora qua?”.
“No, partiamo giovedì”.
“Ah, che peccato. Sarà un momento storico. Era ora. Guardi, stanotte non ho chiuso occhio. Ma lei non ha letto nulla? Ma ce l’ha il laptop no?”.
“Ehm, sì, ma guardi signora stanotte ho dormito. E poi, come sa, alla 5 il segnale non è il massimo”.
“Si metta pure sul balcone della 2, che non c’è nessuno! Lì prende meglio”.
Si ferma, prende fiato un attimo, poi aspira ancora la sigaretta ormai ridotta a un moncherino catramoso e continua a muoversi come una tarantolata per il cortile sotto il sole che picchia duro, e non sono neanche le undici.
“La ringrazio”, faccio io. “Mi sposterò col computer alla 2. Ma un asciugamano ce l’avrebbe?”.
“Sì, sì, certo. Ma si rende conto? Un referendum! Finalmente il popolo potrà decidere!”.
“E lei cosa deciderà?”.
“Io? Io voto no, secco. Sono stufa. E’ ora che rialziamo la testa”, mi dice fissandomi con i suoi occhi piccoli verdi spiritati. “Non è questa l’Europa che ci avevano promesso“.
“Eh sì, l’Europa è stata rovinata dai poteri finanziari”, rilancio io, gettando benzina sul fuoco.
“Ma quale finanza! La colpa è della Germania, mi scusi se glielo dico ma il problema è la Ger-ma-nia. Alla fine anche se vince il no faranno di tutto per tenerci dentro, perché così continuano a sfruttarci. Intendo dire noi, i popoli del sud, del sud no? Siamo a sud, sì. Anche lei che è italiano”.
“Quindi non cambierà niente?”
“No, cosa vuole che cambi? Ci terranno nell’euro. Ma almeno gli facciamo capire come la pensiamo, ci togliamo una bella soddisfazione”.
“Staremo a vedere. Ma senta: l’asciugamano?”.
“Ne vuole un terzo? Ne ha già due. Non le bastano?”.
“Che vuole che le dica, sono ancora bagnati da ieri”.
“Ah, sì, va bene. Avviso subito la signora Andreadis, glielo porterà tra cinque minuti”.
“Grazie mille. E mi raccomando, cerchi di dormire un po’”.
“Dormire? Come faccio a dormire? Qui viene giù tutto. La fa anche oggi l’insalata greca?”.
“Beh, sì, più tardi”.
“Allora le mando mio marito con l’origano dell’orto, ne metta poco che è forte. E non metta l’aceto, mi raccomando. Solo un filo d’olio”.
“Sarà fatto signora, sarà fatto. Buona giornata”.