Negli ultimi quattro anni, secondo il Centro per i diritti umani del Bahrein, la violenza politica ha causato almeno 97 morti. Contro i manifestanti, è stato fatto un uso spropositato di gas lacrimogeni. Le autorità hanno adottato una serie di provvedimenti in tema di libertà di manifestazione, criminalizzazione del dissenso e ritiro della cittadinanza.
Il rapporto dell’Osservatorio descrive oltre una decina di casi di difensori dei diritti umani processati, condannati, sottoposti a maltrattamenti e torture o privati arbitrariamente della cittadinanza.
Alcuni di questi casi – come quelli di Nabeel Rajab, di Ghada Jamsheer, di Abdulhadi al-Khawaja e sua figlia Zainab – sono noti ai lettori e alle lettrici di questo blog.
Altri casi li potrete scoprire leggendo il rapporto dell’Osservatorio:
Mahdi Abu Deeb, presidente dell’Associazione degli insegnanti del Bahrein, arrestato il 6 aprile 2011 e condannato a cinque anni di carcere per “incitamento all’odio” e “tentativo di rovesciare il sistema con la forza”;
Naji Fateel, blogger e cofondatore della Società dei giovani del Bahrein per i diritti umani, arrestato il 2 maggio 2013 e condannato a 15 anni di carcere per “fondazione di un gruppo avente lo scopo di sovvertire la costituzione”;
Taïmoor Karimi, avvocato, accusato di “diffusione di notizie false” e “partecipazione a riunione illegale” e per questo privato della cittadinanza. Sta attualmente ricorrendo contro un decreto di espulsione dal paese.
Della sorte di queste persone continuano a occuparsi unicamente le organizzazioni per i diritti umani e qualche parlamentare occidentale di buona volontà.
Per gli Usa e la Gran Bretagna, la posizione geografica del Bahrein e la possibilità di usarlo come base navale è più importante.