Il Pontefice ha espresso, in tre diversi telegrammi, il suo dolore anche per gli attentati del 26 giugno scorso in Tunisia, in Francia e in Kuwait. Messaggio agli arcivescovi metropoliti: "Nessun Erode è in grado di spegnere la luce della speranza, della fede e della carità di colui che crede in Cristo!"
“Atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni, purtroppo sono ancora oggi presenti in tante parti del mondo, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti”. È la nuova denuncia che Papa Francesco ha fatto nell’omelia della messa dei santi Pietro e Paolo celebrata nella Basilica Vaticana. “Quante forze, lungo la storia – ha spiegato Bergoglio – hanno cercato, e cercano, di annientare la Chiesa, sia dall’esterno sia dall’interno, ma vengono tutte annientate e la Chiesa rimane viva e feconda!”. E in un altro passaggio della sua omelia, Francesco ha sottolineato che “sono passati regni, popoli, culture, nazioni, ideologie, potenze, ma la Chiesa, fondata su Cristo, nonostante le tante tempeste e i molti peccati nostri, rimane fedele al deposito della fede nel servizio, perché la Chiesa non è dei Papi, dei vescovi, dei preti e neppure dei fedeli, è solo e soltanto di Cristo”.
Bergoglio aveva espresso il suo dolore per gli attentati del 26 giugno scorso in Tunisia, in Francia e in Kuwait, in tre diversi telegrammi, a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, inviati ai nunzi apostolici dei rispettivi Paesi. Francesco aveva condannato duramente questi “atti barbarici” invitando “a non perdersi d’animo di fronte al male”.
Sono stati 46 gli arcivescovi metropoliti, nominati dal Papa nel corso dell’ultimo anno, che hanno ricevuto il pallio, l’insegna liturgica di lana bianca che rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle. Tra essi 18 provengono dall’Europa, 13 dall’America, uno dall’Oceania, 8 dall’Africa e 6 dall’Asia. Tre gli italiani: Vincenzo Pelvi di Foggia-Bovino, Francescantonio Nolè di Cosenza-Bisignano e Erio Castellucci di Modena-Nonantola. A essi Bergoglio ha chiesto di essere “testimoni coraggiosi, convinti e convincenti” che “non si vergognano del nome di Cristo e della sua croce né di fronte ai leoni ruggenti né davanti alle potenze di questo mondo”.
Per il Papa, infatti, “una Chiesa o un cristiano senza testimonianza è sterile; un morto che pensa di essere vivo; un albero secco che non dà frutto; un pozzo arido che non dà acqua! La Chiesa ha vinto il male grazie alla testimonianza coraggiosa, concreta e umile dei suoi figli”. Francesco ha sottolineato che “la testimonianza più efficace e più autentica è quella di non contraddire, con il comportamento e con la vita, quanto si predica con la parola e quanto si insegna agli altri!”. Per questo ha chiesto agli arcivescovi metropoliti di essere per i più bisognosi “messaggeri della carità!”. Bergoglio ha spiegato loro che “la Chiesa vi vuole uomini di fede, maestri di fede: che insegnino ai fedeli a non aver paura dei tanti Erode che affliggono con persecuzioni, con croci di ogni genere. Nessun Erode è in grado di spegnere la luce della speranza, della fede e della carità di colui che crede in Cristo!”.
Twitter: @FrancescoGrana