Negli anni ’70 i politici Piccoli, Rumor e Bisaglia, dettero luogo ad un progetto di un’autostrada tra Vicenza e Piovene Rocchetta, all’imbocco della Valdastico; autostrada nota come A31, definita da molti l’autostrada più inutile d’Italia; il progetto prevedeva anche l’estensione fino a Trento, passando per montagne e gallerie, per sbucare nella zona di Besenello, piccolo comune trentino situato tra Trento e Rovereto. Grazie ad una forte campagna ambientalista e grazie pure ad una stampa molto critica, che mise in evidenza l’enorme impatto ambientale che tale opera avrebbe generato, di fronte a benefici trascurabili, l’opera cadde in un limbo perenne; rispolverata più per fini elettorali periodicamente, si riteneva ormai inutile e obsoleta, come idea di sviluppo sostenibile.

Negli ultimi anni, però, complici le imminenti scadenze delle concessioni di gestione della A4 per il Veneto e della A22 per il Trentino, si riapre fortemente il dibattito. Ma chiariamo un pochino la vicenda. Il Veneto è fortemente interessato ad ottenere la proroga della concessione della gestione dell’autostrada A4, nota anche come “Serenissima” che, ovviamente, vede come uno dei maggiori azionisti proprio la Regione Veneto; per poter ambire a tale proroga, la società che gestisce tale autostrada, deve procedere con investimenti tali per poter giustificare una continuità di esercizio in proroga, senza bando europeo; ecco, per l’appunto, l’investimento trovato: il prolungamento della Valdastico (A31) come motivo di investimento e come proposta di espansione e sviluppo, agganciandola alla A4. Solo che c’era (il passato è d’obbligo, poi capirete) il veto della Provincia Autonoma di Trento, per il tratto di propria competenza, cioè la parte finale che sbucherebb , appunto, in quel di Besenello, tra Trento e Rovereto, bucando una montagna, disastrando un bacino idrogeologico importantissimo e devastando aree dedite a colture pregiate.

Fino ad oggi tale veto ha impedito la realizzazione di quest’opera, ritenuta inutile e, analizzando i conti programmatici, con scarsa se non nulla possibilità di rientro economico generato dalla percorrenza che dovrebbe accogliere. Altro elemento da aggiungere: è in scadenza anche la concessione della A22, autostrada Brennero-Modena, gestita dalla società omonima, nota proprio come A22, la cui proprietà vede come maggiore azionista proprio la provincia di Trento, accompagnata in partecipazione dal gotha industriale trentino. Ed ecco, quindi che, essendo in scadenza le concessioni di A4 e A22, le cose cambiano radicalmente! La regione Veneto decide di cambiare approccio, dialogando con la provincia di Trento, fino a ieri rigorosamente contraria alla prosecuzione della Pi.ru.bi. o Valdastico, come la si vuole chiamare; talmente contraria che, in sede di campagna elettorale, nel 2013, l’attuale giunta provinciale trentina aveva messo in chiaro il netto No alla Valdastico”, facendone un forte cavallo di battaglia a tutela ambientale!

Ma ora cosa è cambiato? Difficile comprendere, ma proviamo a fare qualche associazione. Concessione della gestione A22 in scadenza, concessione della A4 in scadenza; se, però, le società a partecipazione pubblica (Veneto e Trentino maggiori azionisti), riescono a dimostrare investimenti significativi, le proroghe senza gara europea saranno quasi certe! E, quindi, ecco le inevitabili piroette politiche! Dialogando, provincia di Trento e regione Veneto, con una variazione sul tema della conclusione del tracciato, possono riaprire il dibattito e convergere su un progetto comune; la variazione che Trento chiede è quella di cambiare il tracciato, sbucando a Trento Sud, nei pressi di una zona coltivata, attraversando con viadotti e gallerie alcuni tratti montani molto belli e inviolati. Appare davvero strano questo cambio di opinione, questo cambio di indirizzo. Ma l’impatto ambientale, con l’aggiunta di un business plan di rientro quasi insostenibile, non avevano già decretato l’addio di Trento a questa autostrada ritenuta inutile oltre 40 anni fa? Si sa, allora A22 e A4 erano gestite con scadenze lontanissime, quindi i principi etici e ambientali trentini erano molto solidi; ora che tali gestioni sono in discussione, in probabile immissione in gara europea, crollano tutti i valori etici e di salvaguardia ambientale! E le forze politiche di centrosinistra autonomista, che reggono il governo trentino pare abbiano cambiato idea alla luce di questa fantomatica apertura di un tavolo di discussione con il Veneto e con lo Stato, per creare un progetto “condiviso e sostenibile”.

Che ne sarà del traffico immesso a Trento sud, zona non certamente adatta a ricevere altro traffico pesante? Che ne sarà della devastazione paesaggistica di una zona quasi incontaminata o perlomeno poco trafficata quale il tratto proposto in alternativa al precedente percorso? Che ne sarà del bacino idrogeologico dei monti trapanati per creare un mostro inutile? Che ne è del progetto programmatico del centrosinistra autonomista trentino, che fondava i suoi dogmi sullo sviluppo della ferrovia come alternativa al traffico su gomma? La zona dove sbucherà la Valdastico nuova, tra l’altro, sarà già interessata da traforazioni generate dal progetto Treni Alta Capacità (Tac), altra devastante opera, giustificata con la necessità di trasportare il traffico da strada a ferrovia. Come verrà giustificata, ora, anche tale opera, se finora si parlava di alternativa della ferrovia al trasporto gommato? Le due opere sono in antitesi, ma non solo, ambedue sono devastanti per il paesaggio. Sulla Pi.ru.bi., ora nota come Valdastico, i trentini si erano abituati al ‘no’ secco della provincia di Trento; ora, piroettando in maniera circense, si cambia idea radicalmente! Le giustificazioni quali saranno, se non quelle di trovare appoggio per il rinnovo delle concessioni di gestione della A22 e della A4? Perché i soldi per queste opere devastanti e inutili si trovano o si troveranno, mentre per altre piccole- medie opere non si mettono in campo?

Da decenni, per esempio, si aspetta l’elettrificazione della ferrovia Trento- Venezia, abbinata magari ad un raddoppio di binari per sviluppare il trasporto ferroviario e spostare il traffico su rotaie, liberando così realmente le strade; perché per tali opere non si investe? Domande che rimarranno senza risposta. Ma, intanto, le nuove piroette politiche avvieranno inutili sprechi di denaro e devastazioni ambientali che non saranno mai più recuperabili. E, almeno per ora, sembra che quasi tutti i politici trentini, paladini ambientalisti solo in campagna elettorale, si chiudano in un preoccupante silenzio. E, chi tace, acconsente, purtroppo!

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