Antonello Concu, 40 anni, sua moglie Ramona, 33, e il loro bambino Gabriel da oltre due anni si sono trasferiti in Messico. E nel loro locale ripropongono la formula del bar italiano. "Avevo un buon lavoro, ma volevamo vivere con semplicità", spiega Antonello. E a parte la fatica della sveglia alle 4 e mezza di mattina e la concorrenza spietata "ora abbiamo più tempo per stare insieme. E ci sentiamo in vacanza"
Suo padre sognava da sempre che aprisse un laboratorio di pasticceria tutto suo. Lui ha realizzato questo sogno, ma a oltre 9mila chilometri di distanza da casa. L’aereo di Antonello Concu, 40 anni, di sua moglie Ramona, 33, e del loro bambino Gabriel parte da Roma, dove lui lavorava a Mediaset come autista – e atterra a Playa del Carmen, in Messico, dove la famiglia ha aperto “Pasta e polpetta”, un locale “bar-pasticceria-pasteria” che vuole riproporre la formula del bar italiano.
“Siamo in Messico da circa due anni e mezzo – racconta Antonello -. Quando siamo partiti, lo abbiamo fatto perché non condividevamo più la mentalità del nostro Paese. Noi amiamo Roma, mio padre e mio nonno sono romani, ma non capivamo più le persone, il loro comportamento irrispettoso. Cercavamo un luogo dove poter vivere con semplicità. Io avevo un contratto a tempo indeterminato, un ottimo lavoro – prosegue -, ma mia moglie Ramona faceva la commessa con un contratto di apprendistato da anni. Quando è rimasta incinta, l’hanno mandata via. Questo l’ha ferita nella sua dignità. Non riusciva più a trovare un altro lavoro e le spese per mandare nostro figlio all’asilo erano più alte di uno stipendio part time”. Così i tre si fanno coraggio e iniziano a pensare a una nuova vita. “Volevamo vivere vicino al mare, avevamo già un’idea di cosa fare – spiega Antonello -. Poi abbiamo fatto una piccola indagine di mercato su quale fosse il posto che potesse accontentare tutte le nostre esigenze, come quella di riuscire a trovare prodotti italiani”.
Trovata la meta, Antonello decide di licenziarsi: “Sono andato da Carlo Rossella e gli ho detto che andavo via dall’Italia. Lui è stato uno di quelli che mi ha spinto a farlo. Mi ha risposto ‘Se avessi la tua età lascerei immediatamente questo Paese del cavolo’”. E i tre prendono il volo: “All’inizio pensavamo a una vacanza ‘di prova’ di due settimane, non eravamo mai stati in Messico prima – continua –. In realtà da allora non siamo più tornati in Italia, se non due anni dopo in vacanza. E la prossima volta torneremo tra altri due anni, perché i biglietti costano cari”.
Quello che ricostruiscono a Playa del Carmen è un angolo della capitale in terra messicana: “Volevamo aprire un bar-pasticceria italiano che da mezzogiorno in poi servisse anche il pranzo. Le nostre specialità sono appunto pasta e polpette, come dice il nome del locale”. E le specialità piacciono: in poco tempo la struttura è diventata un punto di riferimento per la comunità italiana presente, ma anche per molti locali. “Facciamo tutto artigianalmente e si parla di calcio, di politica: è diventata quasi una cerchia di amici – specifica Antonello – siamo soddisfatti ma ci è costato fatica. Ci alziamo ogni giorno alle 4 e mezza di mattina e la concorrenza è spietata. È finito il ‘tempo delle collanine sulla spiaggia’: all’estero non si può essere dilettanti allo sbaraglio, si deve venire con voglia di lavorare e un progetto che dia qualcosa di diverso”.
“Si lavora tanto, ma in maniera meno frenetica, più serena – conferma Ramona –. Qui abbiamo più tempo per stare insieme. Non tanto, ma maggiore di quello che avevamo in Italia. Dopo due anni mi sento ancora in vacanza. Forse non diventeremo mai ricchi, ma abbiamo la serenità. Lo abbiamo fatto soprattutto per Gabriel, nostro figlio”. E a chi si preoccupa che il Messico non possa essere la meta adatta per crescere un bambino, Antonello risponde: “Playa del Carmen è un posto molto sicuro e lo stile di vita è molto più semplice e rilassato. Per il momento Gabriel frequenta una buona scuola, poi quando crescerà starà a lui decidere, ha il mondo a disposizione”.
Ma la serenità ha un prezzo. E per loro, il dazio da pagare è la distanza dagli affetti più cari: “Mi piacerebbe che mio figlio crescesse con i nonni. Mio padre, per esempio, è un maestro pasticcere bravissimo, mi ha insegnato tutto. Il suo sogno è sempre stato quello di farmi aprire un laboratorio, perché sapeva che avevo le capacità per farlo. Quando gli ho detto che lo avrei fatto davvero, credeva che ‘Messico’ fosse una nuova zona di Roma, ci è rimasto male quando ha capito. Poi è preoccupato, perché pensa che questo sia un posto pericoloso. Purtroppo ha molta paura di prendere l’aereo, quindi quello che mi fa soffrire di più è che forse non avrò mai la possibilità di fargli vedere un sogno realizzato”.
(Foto tratte dalla pagina Facebook di Pasta e polpetta)