Il presidente del Consiglio in visita a Berlino: "C'è un'altra via d'uscita tra irresponsabilità e austerity, ma non è una consultazione come quella di domenica. In realtà deve stare nell'agenda politica dell'Unione Europea"
La chiama la terza via. Da una parte “l’irresponsabilità”, dall’altra “l’austerity”. E la terza via “non è né il referendum greco, che è fra dracma e euro. Ma deve stare nell’agenda politica Ue, a partire dal prossimo Consiglio europeo”. La terza via del presidente del Consiglio Matteo Renzi parla a Bruxelles per convincerla a cambiare, ma “scarica” Atene con termini meno diplomatici. Il ricorso al “referendum è una scelta politica che Tsipras ha fatto, a mio giudizio una scelta molto azzardata” dice il capo del governo in visita all’università Humboldt di Berlino. “E’ un referendum politico: se noi lo consideriamo tra austerità e crescita sbagliamo, è tra euro e dracma”. Per Renzi è un “errore che alcuni leader la considerino una sorta di inizio di campagna elettorale: se Bruxelles o altre capitali ci mettono il naso è il più grande regalo che si può fare a Syriza. Se fossi membro della Commissione mi asterrei”. Peraltro il giudizio negativo espresso da alcuni leader europei nei giorni scorsi è stato ripreso anche oggi dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che ha definito la consultazione indetta da Tsipras “non veramente valido perché si chiede di votare su un programma che non esiste più e su una proposta vecchia, quindi è più un segnale politico”. Ma la Grecia una strada per rimettersi in careggiata ce l’ha, secondo Renzi, ed è quella “delle riforme strutturali”: il capo del governo, sollecitando al rispetto delle regole, e ricordando che l’Italia ha fatto grandi sforzi “per rispettarle”.
Poi arriva la critica all’Unione. “Come può essere capace di futuro una realtà che taglia?” si chiede il presidente del Consiglio. “La burocrazia dell’austerity – continua – ha costretto a tagliare in modo indiscriminato gli investimenti”. Renzi indica in questo uno dei fattori principali dell’arretramento europeo. “Non conosco nel mondo del business come nel pubblico aziende che possano essere competitive se hanno smesso di fare investimenti”. Insomma, “l’Europa deve cambiare passo. Ciò che sta avvenendo in Grecia non è il paradigma della nuova Europa che abbiamo in mente”. Bisogna avere il “coraggio di ammettere” che la sola visione economica per l’Europa “in questi anni non ha funzionato, forse ha funzionato per la Germania, ma non per Europa”, ha “fatto fallire obiettivi di Lisbona”. Come Europa “rischiamo di diventare fanalino di coda e non locomotiva”.