Niente sconti dalla Procura di Taranto per i vertici aziendali dell’Ilva: i pm rifiutano il patteggiamento. “A fronte di un danno ambientale le cui spese di risanamento si aggirano intorno ad un miliardo ed ottocento milioni di euro, l’azienda avrebbe proposto la confisca di nove milioni di euro e non è possibile parcellizzare i costi” ha spiegato il sostituto procuratore Raffaele Graziano. Previste le arringhe dei legali per le tre società coinvolte: Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici.
L’istanza è stata presentata stamattina dall’azienda, tramite l’avvocato Angelo Loreto ai sensi della legge 231 in merito alla responsabilità giuridica delle imprese, durante l’udienza preliminare del procedimento per disastro ambientale. L’Ilva ha proposto una sanzione di oltre 3 milioni di euro, la non applicazione del’interdizione dell’attività e la confisca della somma di quasi 10 milioni di euro. A margine dell’udienza l’avvocato di Fabio Riva, Nicola Marseglia ha dichiarato ai giornalisti che il suo assistito, di recente rientrato in Italia, non è mai stato latitante: “Era all’estero quando gli è stata notificata l’ordinanza di custodia, è rimasto all’estero, si è opposto alla esecuzione del mandato di arresto europeo, ha resistito all’estradizione, ha rinunciato alla opposizione all’estradizione, si è presentato in Italia ed è stata eseguita l’ordinanza che era rimasta sospesa proprio perché non era stato trovato in Italia” . Questa mattina la Corte d’Appello di Milano ha revocato la misura cautelare nei confronti di Fabio Riva.
Nello stesso procedimento è indagato per concussione l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola il procuratore Franco Sebastio ha definito “ineluttabile” il rinvio a giudizio del leader di Sel e del sindaco di Taranto Ippazio Stefano, accusato di abuso d’ufficio.