Ad Inzago, il paesino al confine tra le province di Milano e Bergamo dove vivevano il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia ‘Fatima’ Sergio (la jihadista italiana 28enne ora tra le file dell’Isis), arrestati questa mattina nel blitz antiterrorismo condotto dalla Digos, i vicini di casa e gli ex colleghi di lavoro parlano di una esistenza ai margini della collettività. “Erano vestiti come i talebani. Il papà ha cominciato a farsi crescere un barbone lungo, mentre moglie e figlie – spiega una signora – erano sempre vestite di nero con il burqa”. Un’altra vicina ricostruisce il blitz: “Abbiamo visto la polizia arrivare e pensavamo fossero dei ladri, poi però abbiamo visti gli agenti con le maschere“. Il sindaco del paese, Benigno Calvi, spiega di non avere avuto notizie precise su quanto stava accadendo e parla del rapporto con l’associazione Stella, che si occupa dell’integrazione della comunità islamica con cui – dice – “al di là della saltuaria frequentazione del padre pare sia completamente estranea all’accaduto” di Alessandro Madron
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