Zonaeuro

Grecia, la lettera dei 246 docenti di Economia: “Votate Sì al referendum”

L'appello dei professori universitari: "Grexit sarebbe molto peggio di un accordo con i creditori. Uscire dall’euro potrebbe innescare un processo di uscita anche dall’Ue con conseguenze disastrose per la sicurezza nazionale e la stabilità democratica"

Lettera aperta alla popolazione per convincerla a votare ‘sì’ al referendum del 5 luglio. E’ l’appello di 246 professori di economia delle università elleniche. Per loro, la Grexit sarebbe “molto peggio” di qualunque accordo con i creditori. “La nostra risposta inequivocabile alla vera questione del referendum è: SI. Sì, per l’Europa“, scrivono gli economisti nel giorno in cui il collega Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze ellenico, si dice pronto a dimettersi in caso di voto favorevole alla proposta dell’Eurogruppo.

“Uscire dall’euro, soprattutto in questo modo caotico e superficiale, potrebbe innescare un processo di uscita anche dall’Ue – avvertono – con conseguenze imprevedibili e disastrose per la sicurezza nazionale e la stabilità democratica del Paese”. “Per tutte queste ragioni la Grecia deve rimanere nel cuore dell’Unione europea, che è la zona euro. Per tutte queste ragioni, la nostra risposta inequivocabile alla vera questione del referendum è Sì”.

Secondo i docenti, in caso di Grexit il Paese nel medio periodo rischia “l’isolamento internazionale. Non avrà accesso ai mercati dei capitali per diversi anni. Ci saranno bassa crescita e investimenti anemici, disoccupazione elevata combinata con elevati tassi di inflazione, la sospensione del flusso dei fondi strutturali dell’Ue, calo significativo degli standard di vita, scarsa fornitura di beni e servizi pubblici di base”.

“Una rottura disordinata del nostro Paese dal nucleo dell’Europa avrà conseguenze economiche, sociali, politiche e geopolitiche disastrose”, avvertono ancora gli accademici che, sul sito di Ekathimerini, passano in rassegna tutti rischi a cui la Grecia va incontro. Dalla povertà al lavoro nero, dai fallimenti delle imprese alla mancanza di beni di prima necessità, ma anche chiusura delle banche, taglio del valore dei depositi, brusco calo del turismo, carenza di beni di consumo di prima necessità e materie prime, mercato nero, inflazione eccessiva, fallimenti delle imprese e forte aumento della disoccupazione, calo del valore di salari e pensioni, profonda recessione e di gravi problemi di funzionamento della sanità pubblica e della difesa, disordini sociali.