DURI SI DIVENTA
di Etan Cohen – Usa 2014, dur. 100 – Con Will Ferrell, Kevin Hart
Nella bella vita del manager milionario della finanza James arrivano l’accusa, il processo e la condanna per frode a 10 anni di prigione. Il giudice gli concede però la possibilità di avere 30 giorni per sistemare gli affari prima della galera. L’uomo ne approfitta per imparare a sopravvivere in carcere, soprattutto al non farsi sodomizzare, grazie ai consigli dell’inconsapevole lavamacchine Darnell che lavora nei sotterranei del grattacielo aziendale, anche se il ragazzo in galera non c’è mai stato. James è bianco e Darnell è nero, James è alto e Darnell basso, James è ricco e Darnell è povero: la dicotomia antropologica e sociologica di Duri si diventa è quanto di più semplificato possa esistere sul mercato degli stereotipi statunitensi. La necessità che ogni sequenza sia una sketch comico non dà nemmeno respiro a qualsivoglia regia, script o lavoro tecnico di sorta. Pilota automatico innescato su Ferrell che sarà sì un mostro di bravura, secondo gli apologi del filmetto, ma che se non viene arginato da un’idea di film più strutturata (vedi il buon The Campaign di Jay Roach) svacca dopo dieci minuti, e crea un loop di gag comatoso e demente. 1/5