Palazzi & Potere

Garanzia Giovani, tirocinanti denunciano: “Garantite le imprese, non noi”

Manifestazione davanti alla Regione Lazio. Ragazzi infuriati contestano l'assessore Valente. Per i mancati pagamenti: "Finora dei soldi neppure l'ombra". E non solo: "Questo progetto è un flop, una autentica fregatura"

Sono delusi, arrabbiati, scoraggiati. «È l’ennesima presa in giro», ripetono all’unisono. Si sono ritrovati davanti alla sede della Regione Lazio per chiedere all’assessore al Lavoro della giunta di Nicola Zingaretti, Lucia Valente, che fine abbiano fatto i soldi che loro, i tirocinanti di “Garanzia Giovani” di Roma e provincia, aspettano invano da mesi. C’è chi ha già terminato la propria esperienza formativa senza percepire un euro, i più fortunati sono riusciti ad ottenere in qualche caso solo la prima tranche di pagamenti. Ottocento euro lordi a bimestre che, nella maggior parte dei casi, i tirocinanti sono stati costretti ad anticipare per fare fronte alle spese quotidiane: la benzina, il vitto, l’abbonamento dei mezzi pubblici. Neanche il colloquio fra l’assessore e i ragazzi sembra, per il momento, aver rasserenato gli animi. Anche perché Valente, che nei giorni scorsi ha istituito una task force per sveltire le procedure di pagamento, ha spiegato che ci vorranno altri due mesi prima che il problema venga risolto. «Sono soldi comunitari», ha detto l’assessore ai ragazzi: «Non so se conoscete questa parola magica, “rendicontazione”, che è una cosa complicatissima» perché «tutti i soldi dell’Unione europea vanno monitorati e giustificati». Non solo. «Noi non potevamo prevedere che il tirocinio sarebbe stata la misura più richiesta dal territorio», ha aggiunto la Valente provocando la dura reazione dei ragazzi documentata dalle immagini riprese da ilfattoquotidiano.it: «Avreste dovuto organizzarvi in maniera migliore, questa è una fregatura», insorgono i tirocinanti. «Opportunità? Esperienza formativa? Con il tirocinio non si mangia».

Fra i ragazzi che hanno partecipato al sit-in c’era anche Maria Vittoria, che ha iniziato il proprio tirocinio a febbraio in un’associazione di promozione sociale con sede nella Capitale ma che, ad oggi, non ha ancora percepito un euro. «Non lavorando in un’unica sede e dovendomi quindi spostare per la città – racconta la giovane – tra i pranzi fuori e la benzina per la macchina ho già speso tanti soldi senza percepire alcuna indennità dalla Regione. Con questo progetto le istituzioni hanno fallito: i ragazzi che vi hanno preso parte sono arrabbiati e ancora più sfiduciati di prima». Francesca, invece, sta svolgendo il proprio periodo formativo in una società di poste private di Acilia, in provincia di Roma. Anche per lei le cose stanno girando per il verso sbagliato. «Nessuno mi ha spiegato come fare per ricevere l’indennità – dice –. Solo il 4 giugno scorso l’ente promotore del contratto mi ha informata che sarei dovuta andare fino ad Ariccia per certificare le presenze al lavoro. Nella stessa sede, mi hanno avvertita di un ritardo di un mese e mezzo nei pagamenti: parliamo di 800 euro lordi a bimestre per otto ore di lavoro al giorno dal lunedì al venerdì. Dei soldi, finora, neppure l’ombra».

Marco (il nome è di fantasia) ha 27 anni: laureato in Economia e management con 110 e lode, ha concluso il proprio tirocinio, iniziato a gennaio e svolto in un importante istituto di credito, il 30 giugno. «Sono un fuorisede – spiega – e la mia indennità era, o meglio sarebbe dovuta essere, di 600 euro al mese: 200 euro da parte del datore di lavoro, che ho regolarmente percepito, e i restanti 400 euro da parte della Regione, che non ho mai visto». In realtà, racconta il ragazzo, la partecipazione allo Youth Guarantee è avvenuta “a sua insaputa”. «Nessuno mi ha mai informato del mio inserimento all’interno di questo progetto. Il giorno in cui sono andato a firmare i documenti mi sono trovato di fronte al pagamento dilazionato rendendomi conto di cosa stava accadendo: mi hanno preso per il culo», dice senza mezzi termini. «Garanzia Giovani non lo consiglierei a nessuno – conclude Marco –. Al centro per l’impiego dove mi sono recato non sapevano neanche qual era la documentazione da inviare alla Regione per certificare che avessi svolto il tirocinio. È un progetto del tutto fallimentare».