Con queste parole il 3 luglio di vent’anni fa Alex Langer “toglieva il disturbo” impiccandosi ad un albero di albicocche a Pian dei Giullari, nei pressi di Firenze.
Di lui pochi parlano. Ma Langer è stato uno dei pochi politici-impolitici che abbiamo avuto in Italia. Un uomo prima di tutto. Un uomo prima di essere un politico. Uno che ci ha messo la faccia. Uno che credeva in quel che diceva tanto da farlo. Alle parole seguivano i fatti. Fino alla fine.
Scriveva Langer: “Cristo non chiede buone maniere e bigiotteria ma azione e decisione”.
Non ho conosciuto Langer di persona ma attraverso i suoi scritti raccolti nel Il viaggiatore leggero edito da Sellerio, dieci anni fa.
Oggi più che mai le sue parole sono attuali. Chi sta in Parlamento dovrebbe rileggere quanto scriveva questo uomo così innamorato della vita al punto da stancarsi fino alla morte per essa, fino al punto da arrivare stremato nel tentativo di cambiare.
Il messaggio di Langer lo dovrebbe leggere chi oggi inneggia alle ruspe contro qualcuno: “Nelle nostre città anche un’altra conversione sembrerebbe importante: la conversione alla convivenza. Ai vecchi abitanti di Ninive se ne sono aggiunti tanti nuovi, la città è ancora troppo divisa e contrapposta, mancano spazi comuni, occasioni comuni di incontro e di azione tra persone di diversa provenienza”.
Alexander Langer è stato uno capace di disturbare, di porre interrogativi prima di cercare risposte. Avremmo bisogno di altri Langer, oggi. Di chi sa andare oltre l’annuncio di giornata, di chi sa guardare oltre l’orizzonte, di chi crede. La sua, dipartita compresa, è stata la lezione più bella. Le sue parole, i suoi scritti, dovrebbero stare in ogni aula, su ogni cattedra, in ogni zaino dei giovani.