Milano, 2 apr.(Adnkronos) - Si inaugura il 2 aprile la mostra collettiva “Contemporanea, per un’arte responsabile” che presenta opere di importanti artisti internazionali a Palazzo Piacentini di Milano, sede direzione regionale e metropolitana Inps. Lo si legge in una nota. "E' proprio Inps che apre gratuitamente al pubblico questa esposizione, visitabile dal 3 al 13 aprile 2025, nel corso della Milano Art Week 2025 e in concomitanza con Miart Art Fair 2025 (Fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea)". La mostra, curata da Annalisa Bianco e Valerio Dehò, "si inserisce nel lungo percorso storico di attenzione e sensibilità dell’Istituto nei confronti della cultura in generale e, in particolar modo, dell’arte. Inps, accanto alla missione previdenziale e di assistenza sociale, è anche custode della memoria storica e dell'identità collettiva del Paese.
"Attraverso la conservazione e la valorizzazione del suo patrimonio e una diffusa attività di mecenatismo nei confronti soprattutto di personalità artistiche emergenti, creando così legami intergenerazionali, come ad esempio accade anche in questa mostra, i cui artisti appartengono a un ampio ventaglio anagrafico di quasi mezzo secolo". Gli artisti, si legge, "Raimondo Galeano, Roberto Pugliese, Hyon Soo Kim, Arthur Duff, Marta Longa e il collettivo Universal Everything protagonisti del progetto "rappresentano un caleidoscopio di visioni diverse. Messaggi artistici che si esprimono con varie tecniche, influenzati dai differenti vissuti artistici". Avvicinandosi anche al tema – “Among friends” – del Miart 2025, nel quale periodo d’apertura questa esposizione si svolge.
In questo contesto, prosegue la nota, "l'arte può diventare un potente strumento di comunicazione, connessione e valorizzazione culturale, integrandosi nella strategia dell'Istituto per rafforzarne l'identità e il ruolo nella società". L’arte contemporanea, continua la nota, "rappresenta uno strumento fondamentale per attuare questa missione, divenendo un'opportunità per confermare la vicinanza dell'Inps al cuore della società". Non si tratta semplicemente di un evento culturale, si legge, "ma di un potente mezzo di comunicazione e connessione che stimola un dialogo profondo con il pubblico".
La mostra stessa, continua la nota, "diventa il canale attraverso il quale molteplici linguaggi, tecniche e visioni artistiche convergono, ponendo l'accento su aspetti che sono da sempre al centro dell'impegno dell'Istituto: la dignità, la protezione, la qualità della vita e il benessere sociale". Gli artisti contemporanei coinvolti in questa esposizione, si legge, "non sono solo innovatori nel loro campo, ma anche ricercatori; ognuno contribuisce con la sua opera alla creazione di un linguaggio che non solo esplora, ma educa e coinvolge. In questo luogo di interazione e connessione, l'arte diventa un agente di cambiamento, capace di parlare al cuore dei visitatori, portandoli a domandarsi come, oggi più che mai, la gratificazione culturale non sia solo un lusso, ma un diritto fondamentale, tanto quanto l'assistenza o la sociale previdenza".
In questa narrazione, Palazzo Piacentini, sede storica dell'Inps progettata negli Anni Trenta dal celebre architetto Marcello Piacentini, "diventa lo spazio ideale per accogliere opere che interrogano il futuro. L'edificio, simbolo di un'epoca e testimone della storia italiana, si apre alla contemporaneità, ospitando una riflessione sul ruolo dell'arte nella società. L'Inps, custode di un patrimonio architettonico e culturale straordinario, ne promuove così la conoscenza e la valorizzazione, offrendo al pubblico l'opportunità di riscoprire spazi normalmente inaccessibili e di riappropriarsi di luoghi che appartengono alla storia collettiva. Se da un lato le tecnologie digitali aprono nuove possibilità espressive, si legge, "dall'altro permangono i valori universali dell'arte, come l'attenzione ai diritti e alla libertà individuale. Anche le generazioni più giovani, immerse in un universo sempre più interconnesso, si dimostrano sensibili alla fusione tra passato e presente, riconoscendo nell'arte uno strumento di riflessione e identità". Per questo, prosegue il comunicato, "la selezione curatoriale ha privilegiato artisti capaci di esprimere la positività insita nell'arte, comunicandola in modo efficace al grande pubblico. La pittura stessa, lungi dall'essere relegata a una dimensione tradizionale, trova nuove forme di attualizzazione, adattandosi a un contesto globale in cui il digitale e il fisico si intrecciano. Solo attraverso la sperimentazione e la ricerca nascono le vere trasformazioni".
Questo progetto, "concepito come un'esperienza inclusiva, si rivolge a pubblici diversi: dai giovani agli adulti, dagli esperti agli appassionati occasionali. Gli artisti coinvolti sono abituati a lavorare in dialogo con gli spazi espositivi, adottando un approccio site-specific che valorizza l'interazione tra opera e luogo. L'arte contemporanea, inoltre, esercita un forte appeal sulle nuove generazioni, affascinate in particolare dai contenuti tecnologici". Alcuni degli artisti in mostra, si legge, "appartengono a quella ristretta cerchia di innovatori dell'ars electronica, capaci di dar vita a opere di grande impatto comunicativo". “Con il progetto "Contemporanea, per un’arte responsabile" allestito a Palazzo Piacentini e inserito nel programma di Milano Art week prende il via il progetto di welfare culturale che, attraverso l’arte e la cultura, si fa promotore di un nuovo concetto di welfare che riconosce nella cultura un diritto tanto quanto il lavoro e l’assistenza. Accanto alla sicurezza sociale e alla previdenza favorire l’accesso alla cultura, significa arricchire la vita dei cittadini. Da 126 anni, supportiamo e proteggiamo il lavoro e la vita degli italiani, ma nel farlo abbiamo anche custodito un patrimonio straordinario: 9.000 opere d’arte, palazzi storici, archivi che raccontano la storia del nostro Paese". L’Oms, prosegue la nota, già dal 2019 sottolinea l’importanza della cultura nel welfare e ne sostiene gli effetti benefici. Ricerche recenti hanno dimostrato che partecipare alla vita culturale riduce del 31% il rischio di depressione, allunga la vita, rafforza le relazioni. Ecco perché l’INPS ha scelto di investire nella cultura. Affiancare l’arte e la cultura ai servizi e alle prestazioni dell’INPS rappresenta un’idea di welfare nuova che mette al centro la persona nella sua interezza”. I padri costituenti, continua la nota, consapevoli del valore della memoria storica, "hanno inscritto nell'articolo 9 della Costituzione l'impegno dello Stato a promuovere la cultura e l'arte, anche nell'interesse delle future generazioni riconoscendole come pilastri fondamentali della nostra identità e della rinascita del Paese. Cultura e tutela del patrimonio, dunque, non sono accessori, ma strumenti essenziali per la coesione sociale e la dignità dell'individuo. E questo vale ancora oggi”. Raimondo Galeano, sottolinea il comunicato, "è nato a Catanzaro nel 1948, vive e lavora a Bologna.
La poetica di Galeano nasce da lungo lavoro d’apprendistato presso pittori famosi come Angeli Schifano e Tano Festa. La sua particolare tecnica di dipingere con una polvere luminescente dà alle sue opere una doppia vita al buio e alla luce, rivoluzionando il metodo pittorico classico, dipingendo al buio eliminando il colore. Soprattutto in questa dimensione emerge la natura unica dei suoi lavori che prendono non solo una qualità di apparire nelle condizioni opposte a quelle delle altre opere d’arte, ma anche di possedere una vita propria a seconda della latenza delle immagini". Galeano ha creato delle cronopitture in cui l’immagine possiede una temporalità molto forte scandendo come in un video o in una installazione tecnologica, un trascorre del tempo. Tutto questo soltanto attraverso la tecnica pittorica. Roberto Pugliese (Napoli, 1982) ha l’intuizione di usare il suo lavoro attraverso i new media per collegare, documentare e archiviare il legame con la realtà. E lo fa esaltando l’aspetto visivo della tecnologia. Anche perché, si legge, "ha compreso e messo in pratica due concetti fondamentali: il suono è primitivo, cioè parla al nostro epitalamo non alla corteccia cerebrale; la tecnologia organizzata visivamente diventa mitologia contemporanea. L’intera opera di Pugliese, contiene queste forme relazionali, perchè i suoi lavori riescono ad interpretare al meglio non solo l’attuale ricerca sul suono ma anche una fondamentale relazione tra tecnologia e biologia. L’arte contemporanea in questa prospettiva non rinuncia a nulla, diventa evento totale, sintesi di aspetti formali e sinestetici a cui oggi la sensibilità diffusa chiede di non rinunciare. È un’arte totale che non rinuncia a nulla, che lavora sul mito e sull’archetipo, mentre costruisce il futuro e dà un nome alla tecnologia. Hyon Soo Kim, nata in Corea del Sud, vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro elabora da anni un concetto di vita che si trasmette all’idea di maternità. La madre è un contenitore di possibilità genetiche, di trasmissione della specie, ma anche un simbolo di speranza e di futuro. Nella serie di lavori M.A.R.I.A (2004-2006) ha rappresentato tutte le madri del mondo ispirandosi anche ai colori tradizionali dei rispettivi popoli. Le sculture in bianco riprendono questa filosofia, la donna si semplifica nelle forme, diventa un vaso, qualcosa che ha la funzione di accogliere, di contenere la vita, il futuro.
Nei disegni domina ancora il bianco, come colore della spiritualità. Il colore è appena accennato, i segni neri si contrappongono per superficie e gestualità, sempre all’interno di un equilibrio compositivo rigoroso. L’artista ha realizzato dei grandi Lutus bianchi come opere di arte pubblica, simbolo di rigenerazione, di rinascita, di solidarietà e rapporto tra mente e corpo. Tutto il suo lavoro è legato al concetto di solidarietà tra gli esseri umani, agli istinti famigliari, alla vicinanza sociale. Arthur Duff (Wiesbaden, 1973) riferendosi al suo lavoro creativo, tende a non parlare di ‘opere’, ma di un unico continuo ‘esperimento’. Ponendo l’accento su luce ed elemento verbale, tra i principali principi costitutivi, al posto di ‘parola’ o ‘luce’ predilige termini come ‘informazione’ e ‘viaggio’. Il lavoro di Duff si è sempre concentrato sulla creazione di complessi spazi esperienziali, sia visivi e fisici, che utilizzano la proiezione laser o la pulsazione di immagini (sia luminosi o ottenuti tramite modelli) per portare avanti configurazioni sempre sorprendenti. Nelle sue proiezioni laser, basate sulla combinazione di luce artificiale e linguaggio spazializzato, come nelle implicite stratificazioni annodate di frammenti stellari, la luce è per Duff la metaforica possibilità di un transito, un viaggio, nel mondo dell’informazione come un materiale potenzialmente infinito, fisico e dinamico. Marta Longa (Como, 1995) vive e lavora a Milano. Il suo lavoro si definisce attraverso delle pratiche con cui ricerca nuove narrazioni, esplora un linguaggio che possa proiettare lo spettatore oltre ciò che vede, cercando quella tensione che spinge avanti, dentro le cose e verso uno spazio-possibile. Predilige i gesti fatti sottovoce e gli spazi piccoli, perché in questo modo si è costretti ad avvicinarsi: così indaga gli spazi delle relazioni tra le persone e le cose, cercandone sempre delle aperture per raccontare nuove storie. Tra il perpetuarsi del ricamo e la ripetitività del collezionismo degli elementi naturali, le sue pratiche contengono qualcosa che definisce tra il rituale e l’ossessione. Negli ultimi tempi, nella sua ricerca è diventato centrale il concetto di respons-ability elaborato da Donna Haraway: coltivare l’idea del prendersi cura – in qualche modo – come impegno ad esserci. Universal Everything è un collettivo, nato nel 2004, nel corso della sua attività ha collaborato con Apple, Chanel, Zaha Hadid Architects e i Radiohead, realizzando opere interattive e immersive. Negli anni ha esposto al Victoria & Albert Museum, al 180 Strand e al Science Museum di Londra, a La Gaite Lyrique di Parigi e al Borusan Contemporary di Istanbul, prendendo anche parte a collettive al MoMA di New York e al Barbican di Londra e partecipando al Sundance Film Festival, oltre a firmare la moving image identity dei Giochi Olimpici di Londra nel 2012. Nal 2024 hanno presentato e realizzato per la Fondazione Cini di Venezia il video Chamaleon come spiega Matt Pyke fondatore e direttore creativo: “Nell’ideare Chameleon il punto di partenza è stato indagare in quale modo fosse possibile mappare un tale ambiente visivo sulla superficie di un corpo umano.