Un bonifico da 25mila euro è la traccia che inguaia Luca Risso, l’ex compagno di Karima El Mahroug, indagato dalla procura di Milano per riciclaggio. È una lunga scia di denaro quella seguita dal procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno e dai sostituti Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, che martedì scorso hanno inviato l’avviso di conclusione delle indagini a 34 persone, tutte indagate nell’inchiesta Ruby ter. Tra questi lo stesso Risso, accusato di aver riciclato all’estero le somme di denaro elargite da Silvio Berlusconi a Ruby.
Soldi che secondo i pm sarebbero circolati anche dai conti correnti dei genitori di Risso, e che poi sarebbero finiti all’estero. È per questo che agli atti dell’inchiesta ci sono anche le rogatorie internazionali in Messico, Svizzera e Germania. È il 17 febbraio del 2015, quando gli investigatori perquisiscono l’abitazione di Mario Risso e Rosa Magioncalda, i genitori dell’imprenditore genovese, che accudivano Sofia, la figlia di Ruby. Tra i documenti sequestrati anche le matrici di un bonifico bancario: risale al 17 febbraio del 2013 e ammonta a 25mila euro, soldi che dal conto corrente della Magioncalda vengono inviati alla Standard Chartered Bank Frankfurt Germany. Il beneficiario è il “banco Monex s.a.”.
È la ricevuta del bonifico che però insospettisce gli investigatori: la causale indicata infatti è “Luca Risso 2420313”. “Una circostanza che fa presupporre che l’effettivo beneficiario, quanto meno finale, di detto bonifico sia proprio l’indagato Risso”, scrivono i pm nella rogatoria internazionale con cui chiedono la collaborazione delle autorità tedesche. “È di estremo interesse, per l’efficace proseguimento della presente indagine, acquisire ogni documento e notizia utile in ordine al conto corrente bancario, al fine di verificare quanti bonifici – e di quale entità – siano stati in passato eseguiti in passato”. È la chiave che allarga il quadro delle indagini: agli atti dell’inchiesta anche la corposa documentazione sulla rogatoria in Messico che però è coperta di omissis.
“Lei per non far testimoniare Ruby a dicembre, ci chiese di andare via e tornare dopo il 10 gennaio”, scrive Risso nella lettera indirizzata all’ex premier. Si riferisce al suo trasferimento in Messico insieme a Ruby, che per i pm sarebbe stato finanziato da Berlusconi con 320 mila euro in contanti, per evitare che la ragazza di origini marocchine testimoniasse nel processo che lo vedeva imputato per concussione e prostituzione minorile. Ma non solo. Perché scandagliando i conti della famiglia Risso, i pm hanno rintracciato altri bonifici citati ampiamente nell’indagine.”Il 10 giugno 2013 risultano accreditati sul suo conto, provenienti da un disinvestimento, circa 57.000 euro: ci può indicare la provenienza?” chiedono i pm a Mario Risso. “Sono risparmi di mio figlio Luca accumulati nel corso degli anni quando gestiva locali a Genova. Questo denaro l’ho consegnato a mio figlio Luca tramite l’emissione di assegni circolari. Ho fatto anche un bonifico a mio figlio Luca in Messico”.
Mario Risso è anche l’autore di un esposto indirizzato alla procura di Genova, ma mai spedito, in cui si racconta di come Ruby avesse ricevuto 80mila euro in contanti da un “soggetto che riconosco come il factotum del noto signore milanese”. “Mio marito non l’avrebbe mai depositato, ne sono certa, non mi ha mai parlato di un factotum da lui riconosciuto; tuttavia ritengo che volesse fare pressione Ruby, spaventarla, e dunque abbia scritto del noto signore milanese per spaventarla di più; è ovvio che il riferimento è a Silvio Berlusconi o qualcuno degli altri soggetti coinvolti nei precedenti processi. I soldi la rendevano prepotente, arrogante”.
Durante quello stesso interrogatorio i pm leggono alla madre di Luca Risso un’intercettazione del 3 febbraio 2015: si sente la sua voce mentre dice: “Io penso che se potessero eliminarla lo farebbero anche loro, non ne possono di più, non ne possono di più, se la sono creata loro questa situazione”. “A cosa si riferiva?” chiede il pm. “Mi riferivo al fatto – risponde la madre di Luca Risso – che le persone coinvolte nei processi di Ruby le danno dei soldi – ma si tratta di un mio pensiero, non di cose che so con certezza – e non possono smettere di dargliene perché lei potrebbe danneggiarli“.